Adofc03

II sec. a.C.

BIONE DI SMIRNE, Epitaffio di Adone

Traduzione tratta da: http://www.liberliber.it/biblioteca/c/carubia/autori_classici_greci_in_sicilia/html/testi/adone.htm

 

Piango Adone: "E' morto il bello Adone";

"E' morto il bello Adone", fanno eco gli Eroti al pianto.

In purpuree coltri, Cipride, più non dormire;

destati, misera, e il petto vestito di viola

percuoti, e di' a tutti: "E' morto il bello Adone".

"Piango Adone", fanno eco gli Eroti al pianto.

Giace il bello Adone sui monti, il fianco dal dente,

candido dal candido dente ferito, e Cipride

addolora, lieve spirando; e atro sangue gli stilla

per le nivee carni, sotto le ciglia gli occhi si spengono,

mentre la rosa fugge dalle labbra, sopra le quali

muore pur il bacio, che a Cipride mai sarà reso.

A Cipride il bacio piace anche di lui non più vivo,

ma non sa Adone che ella pur morto lo bacia.

"Piango Adone", fanno eco gli Eroti al pianto.

Cruda ferita ha nel fianco Adone,

ma ferita più grande Citerea porta nel cuore.

Intorno al fanciullo i cani fedeli gemono,

e le Ninfe Oreadi piangono, ma Afrodite,

sciolte le chiome, per le balze va errando

piangente discinta scalza, e i rovi

nel suo andare la lacerano e il sacro sangue colgono.

E acutamente gridando per vaste convalli s'aggira,

l'assiro sposo invocando, chiamando il fanciullo.

E a lei atro sangue presso l'ombelico correva

e il petto arrossava e i fianchi, e i seni

nivei un tempo per Adone si facevano di porpora.

"Ahi ahi, Citerea!", lamentano gli Eroti.

Insieme col suo amore la divina bellezza ha perduto.

Cipride aveva bellezza, quando era vivo Adone,

ma è morta la bellezza con Adone. "Cipride, ahi ahi!",

i monti tutti dicono, e le querce "Ahi Adone!"

E i fiumi piangono lo strazio di Afrodite,

e le fonti Adone sui monti lacrimano,

e i fiori per la pena si arrossano, e Citerea

per le balze, per ogni forra pietosamente grida:

"Ahi ahi, Citerea! è morto il bello Adone".

Di Cipride il misero amore, ahi!, chi non piangerebbe?

Come vide, come intese di Adone l'atroce ferita,

come vide il purpureo sangue nella coscia sconciata,

le braccia tendendo gemeva: "Rimani, Adone:

Adone sventurato, rimani! Che per l'ultima volta ti tocchi,

che ti abbracci e le labbra con le tue labbra io congiunga.

Destati un attimo, Adone, e per l'ultima volta baciami,

tanto baciami quanto vive un bacio:

finché dalla tua anima sulla mia bocca e nel cuore

il tuo anelito fluisca e il dolce incantesimo io attinga

e ne beva l'amore. E conserverò questo bacio

come lo stesso Adone, poi che tu, sventurato, mi fuggi;

fuggi lontano, Adone, e vai nell'Acheronte

odiato e feroce sovrano: e io, l'infelice,

vivo e sono dea, e non ti posso seguire!".

Accogli, Persefone, il mio sposo: poi che tu sei

molto di me più potente; e ogni cosa bella a te scende.

E io sono sventuratissima, ed ho insaziabile pena,

e piango Adone, che a me morì, e di te ho timore.

Tu muori, amatissimo, e amore come sogno mi volò via,

e vedova è Citerea, e vani nella casa gli Eroti,

e con te andò perduto il mio cinto. Perché temerario andavi

a caccia?

Tu così bello, perché bramasti affrontare una fiera?"

Così pianse Cipride; fanno eco al lamento gli Eroti,

"Ahi ahi Citerea, è morto il bello Adone!"

E la Pafia tante lacrime versa, quanto sangue

versa Adone; e tutti a terra ne nascono fiori:

il sangue genera la rosa, le lacrime l'anemone.

Piango Adone: "E' morto il bello Adone".

Nelle selve quell'uomo non piangere più, o Cipride:

a Adone non s'addice un solingo letto di foglie;

abbia ora, o Citerea, il tuo letto il morto Adone:

anche morto è bello, è bello, morto, come dormisse.

Deponilo ora sulle morbide coltri, nelle quali dormiva,

nelle quali con te nella notte dormiva il sacro sonno;

nel letto tutto d'oro: esso ama Adone anche se bruttato.

Su lui getta ghirlande e fiori: tutti con lui;

come egli morì, anche i fiori tutti marciscono.

Cospargilo di siri unguenti, cospargilo di profumi;

periscano tutti i profumi: Adone è morto, il tuo profumo.

Giace il tenero Adone in vesti purpuree,

e intorno a lui piangendo singhiozzano gli Eroti,

che per Adone si recisero le chiome; e chi le frecce,

chi l'arco gettava, chi il dardo e chi la faretra;

e chi sciolse i calzari di Adone, e altri in un lebete

d'oro portano acqua; e chi gli lava i fianchi,

e chi di dietro con le ali fa vento per Adone.

"Ahi ahi, Citerea!" lamentano gli Eroti.

Spense ogni face sulle soglie Imeneo

e la corona nuziale disfece: non più "Imèn,

Imèn" cantava il suo canto, ma diceva

"Ahi ahi!" e "Adone" ancor più che "Imeneo".

Le Cariti piangono il figlio di Cinira,

"E' morto il bello Adone" l'una all'altra dicendo,

e "Ahi ahi!" acutamente dicono molto più che "Peana".

Anche le Muse Adone compiangono, Adone,

e lo invocano cantando, ed egli più non le ode;

non che non voglia, ma Core non lo libera.

Cessa i gemiti, Citerea, quest'oggi, rattieni il pianto;

bisogna che tu ancora pianga, ancora per l'altro anno lagrimi.