Adofc02

324-250 a.C.

TEOCRITO, Idilli, XV, Le Siracusane o le donne alla festa di Adone

Traduzione da: http://www.miti3000.it/mito/biblio/teocrito/idilli.htm#15

 

Protagoniste del carme sono Prassinoa e Gorgo. Possiamo dividere l’opera in tre parti: nella prima Gorgo si reca a casa di Prassinoa; le due donne parlano male dei loro mariti, Gorgo ammira il vestito dell'amica, Prassinoa maltratta la serva. La seconda scena si svolge per strada, durante il tragitto per giungere alla reggia di Tolomeo; durante la passeggiata, osservano e commentano quanto accade intorno a loro. La terza scena si svolge nel palazzo del re Tolomeo, aperto al pubblico in occasione di una festa, dove le due donne non fanno altro che apprezzare le numerose bellezze. Inizia la festa ed una donna intona il canto di Adone; ma Gorgo si accorge che si e' fatto tardi e deve correre a casa a preparare il pranzo.

                                                                                                            

(...)

GORGÒ

Taci Prassìnoa, va a cantare Adone

la figlia dell'Argiva, una cantante

di grandi qualità, che nel lamento

fu la migliore pure l'anno scorso.

Farà sentire qualche cosa bella,

sta' certa: si è schiarita già la voce.

CANTATRICE

Signora, tu che amasti Golgi e Idalio,

ed Erice scoscesa, tu che scherzi,

Afrodite con l'oro, come le Ore

dai molli piedi, undici mesi dopo

dall'Acheronte che fluisce sempre

ti portarono Adone? Le Ore care

che tra i beati sono le più lente,

ma sospirate giungono, portando

sempre qualcosa a ognuno dei mortali

o Cipride Dionèa, narrano gli uomini

che a rendere immortale Berenice

da mortale, tu fosti, ad una donna

ersando in petto ambrosia a goccia a goccia.

Rendendo grazie a te, dai molti nomi,

a te dai templi numerosi, Arsinoe,

figlia di Berenice pari ad Elena,

con ogni cosa bella cura Adone.

Gli sono accanto i frutti di stagione,

tutti quelli che sono in cima agli alberi

e teneri giardini custoditi

in cestelli d'argento e ampolle d'oro

e d'alabastro con essenze sirie

e i cibi, tutti quelli che le donne

fanno sulla spianata, mescolando

alla bianca farina vari fiori,

quelli di dolce miele e intrisi d'olio.

Presso di lui son tutte le creature

dell'aria e della terra. Verdi pergole

s'innalzano con una profusione

di molle aneto e sopra vi svolazzano

piccoli Amori, come usignoletti

da ramo a ramo in volo sopra l'albero

provando le ali in crescita. Ebano, oro,

bianche aquile d'avorio che portate

a Zeus Cronide il giovane coppiere

e tappeti di porpora, al di sopra,

morbidi come il sonno. Potrà dire

Mileto e chi conduce i greggi a Samo

"Noi siamo stati a preparare il letto

al bell'Adone". Adone è in braccio a Cipride,

Cipride, sta tra le sue rosee braccia.

Diciott'anni ha lo sposo o diciannove,

il suo bacio non punge, è ancora biondo

il contorno del labbro. Ora sia lieta

Cipride col suo sposo, ma all'aurora

lo porteremo insieme alla rugiada

noi tutte insieme, fuori, dove le onde

battono sulla riva e, a chiome sciolte,

con vesti lunghe fino alle caviglie,

e col seno scoperto, intoneremo

un canto melodioso: Adone caro,

dei semidei sei l'unico che giunge

da noi e all'Acheronte. Né Agamennone

provò questo né Aiace il grande eroe

grave d'ira, non Ettore, il più vecchio

dei venti figli d'Ecuba, non Patroclo

né Pirro quando ritornò da Troia,

né i Làpiti che vissero ancor prima,

né Dencalione e tutta la sua razza

e neppure i Pelopidi e i Pelasgi

fior fiore d'Argo. Móstrati benigno

anche l'anno venturo, Adone caro,

come ora ci allietasti col tuo arrivo,

ci sarai caro quando torni, Adone.

GORGÒ

Prassìnoa, questa donna è più che brava,

lei fortunata, quante cose sa!

Che voce dolce, è proprio fortunata!

Ma pure è tempo di tornare a casa,

c'è Dioclìde digiuno: aceto puro,

meglio che non ti accosti quando ha fame.

Salve, Adone amatissimo, e ritorna

dalle donne che fanno per te festa.