TEOCRITO, Idilli, XV, Le Siracusane o le donne alla festa di Adone
Traduzione da: http://www.miti3000.it/mito/biblio/teocrito/idilli.htm#15
Protagoniste del carme sono Prassinoa e Gorgo. Possiamo dividere l’opera in tre parti: nella prima Gorgo si reca a casa di Prassinoa; le due donne parlano male dei loro mariti, Gorgo ammira il vestito dell'amica, Prassinoa maltratta la serva. La seconda scena si svolge per strada, durante il tragitto per giungere alla reggia di Tolomeo; durante la passeggiata, osservano e commentano quanto accade intorno a loro. La terza scena si svolge nel palazzo del re Tolomeo, aperto al pubblico in occasione di una festa, dove le due donne non fanno altro che apprezzare le numerose bellezze. Inizia la festa ed una donna intona il canto di Adone; ma Gorgo si accorge che si e' fatto tardi e deve correre a casa a preparare il pranzo.
(...)
GORGÒ
Taci Prassìnoa, va a cantare Adone
la figlia dell'Argiva, una cantante
di grandi qualità, che nel lamento
fu la migliore pure l'anno scorso.
Farà sentire qualche cosa bella,
sta' certa: si è schiarita già la voce.
CANTATRICE
Signora, tu che amasti Golgi e Idalio,
ed Erice scoscesa, tu che scherzi,
Afrodite con l'oro, come le Ore
dai molli piedi, undici mesi dopo
dall'Acheronte che fluisce sempre
ti portarono Adone? Le Ore care
che tra i beati sono le più lente,
ma sospirate giungono, portando
sempre qualcosa a ognuno dei mortali
o Cipride Dionèa, narrano gli uomini
che a rendere immortale Berenice
da mortale, tu fosti, ad una donna
ersando in petto ambrosia a goccia a goccia.
Rendendo grazie a te, dai molti nomi,
a te dai templi numerosi, Arsinoe,
figlia di Berenice pari ad Elena,
con ogni cosa bella cura Adone.
Gli sono accanto i frutti di stagione,
tutti quelli che sono in cima agli alberi
e teneri giardini custoditi
in cestelli d'argento e ampolle d'oro
e d'alabastro con essenze sirie
e i cibi, tutti quelli che le donne
fanno sulla spianata, mescolando
alla bianca farina vari fiori,
quelli di dolce miele e intrisi d'olio.
Presso di lui son tutte le creature
dell'aria e della terra. Verdi pergole
s'innalzano con una profusione
di molle aneto e sopra vi svolazzano
piccoli Amori, come usignoletti
da ramo a ramo in volo sopra l'albero
provando le ali in crescita. Ebano, oro,
bianche aquile d'avorio che portate
a Zeus Cronide il giovane coppiere
e tappeti di porpora, al di sopra,
morbidi come il sonno. Potrà dire
Mileto e chi conduce i greggi a Samo
"Noi siamo stati a preparare il letto
al bell'Adone". Adone è in braccio a Cipride,
Cipride, sta tra le sue rosee braccia.
Diciott'anni ha lo sposo o diciannove,
il suo bacio non punge, è ancora biondo
il contorno del labbro. Ora sia lieta
Cipride col suo sposo, ma all'aurora
lo porteremo insieme alla rugiada
noi tutte insieme, fuori, dove le onde
battono sulla riva e, a chiome sciolte,
con vesti lunghe fino alle caviglie,
e col seno scoperto, intoneremo
un canto melodioso: Adone caro,
dei semidei sei l'unico che giunge
da noi e all'Acheronte. Né Agamennone
provò questo né Aiace il grande eroe
grave d'ira, non Ettore, il più vecchio
dei venti figli d'Ecuba, non Patroclo
né Pirro quando ritornò da Troia,
né i Làpiti che vissero ancor prima,
né Dencalione e tutta la sua razza
e neppure i Pelopidi e i Pelasgi
fior fiore d'Argo. Móstrati benigno
anche l'anno venturo, Adone caro,
come ora ci allietasti col tuo arrivo,
ci sarai caro quando torni, Adone.
GORGÒ
Prassìnoa, questa donna è più che brava,
lei fortunata, quante cose sa!
Che voce dolce, è proprio fortunata!
Ma pure è tempo di tornare a casa,
c'è Dioclìde digiuno: aceto puro,
meglio che non ti accosti quando ha fame.
Salve, Adone amatissimo, e ritorna
dalle donne che fanno per te festa.