
Titolo dell'opera: Pygmalion priant Vénus d’animer sa statue
Autore: Jean-Baptiste Regnault
Datazione: 1785
Collocazione: Parigi, Muséé du Louvre
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela
Soggetto principale: Pigmalione supplica Venere di concedergli una sposa simile alla statua
Soggetto secondario:
Personaggi: Pigmalione, Galatea
Attributi: nudità (Galatea)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Carr J. L., Pygmalion and the Philosophes, in “Journal of The Warburg and Courtauld Institutes, 23, 1960, p. 246.Dörrie H., Pygmalion. Ein Impuls Ovids und seine Wirkungen bis in die Gegenwart, Opladen 1974, p. 51. Davidson Reid J., The Oxford Guide to classical mythology in the arts, 1300-1900’s, Oxford university Press, New York-Oxford 1993, vol.2, p. 957. Levey M., Painting and sculpture in France 1700-1789, New Haven and London 1993, p. 227.
Annotazioni redazionali: Nel dipinto di Regnault, esibito al Salon del 1785, sono raffigurati solamente Pigmalione e Galatea, particolare insolito nella rappresentazione di tale soggetto mitologico nel Settecento che prevedeva la presenza di Venere, uno o più puttini e altri personaggi che assistono alla scena. Lo scultore è quasi immobile come la statua, la quale poggia su di un piedistallo ornato da bassorilievi di vasi classici. Sulla sinistra, tra la statua e la cupola dello studio avvolta nella penombra, sale una nuvola di incenso da un’urna votiva decorata con delle grottesche. Pigmalione inoltre ha posto tra le mani della statua una colomba, simbolo di sacrificio, e guarda assorto la sua opera d’arte, tenendo una mano sollevata in gesto di preghiera. Secondo Carr tale dipinto, privo della sensualità e della teatralità delle rappresentazioni precedenti dello stesso soggetto (Cfr. scheda opera 32 e 34), dà l’impressione del marmo trasposto sulla tela. Ciò va ricondotto all’influsso dei contemporanei scavi di Ercolano e Pompei, sottolineato anche da Levey, da cui l’artista mutua la rappresentazione di allegorie erotiche attraverso forme scultoree.
Silvia Trisciuzzi