35: Pigmalione

Titolo dell'opera: Pygmalion amoreux de sa statue

Autore: Louis-Jean-François Lagrenée

Datazione: 1772

Collocazione: Helsinki, Ateneumin Taidemuseo

Committenza: 

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: La statua realizzata da Pigmalione prende vita per intervento di Venere

Soggetto secondario: 

Personaggi: Pigmalione, Galatea, Venere, puttini

Attributi: nudità (Galatea); ali (puttini)

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Carr J. L., Pygmalion and the Philosophes, in “Journal of The Warburg and Courtauld Institutes, 23, 1960, p. 246.Dörrie H., Pygmalion. Ein Impuls Ovids und seine Wirkungen bis in die Gegenwart, Opladen 1974, p. 51. Davidson Reid J., The Oxford Guide to classical mythology in the arts, 1300-1900’s, Oxford university Press, New York-Oxford 1993, vol.2, p. 958. Levey M., Painting and sculpture in France 1700-1789, New Haven and London 1993, p. 227.

Annotazioni redazionali: Il dipinto di Lagrenée, realizzato nel 1772, rappresenta il momento dell’animazione della statua, realizzata da Pigmalione, per intervento di Venere. Lo scultore e la sua opera, ormai viva, si toccano delicatamente le mani, sotto lo sguardo benevolo di Venere, sdraiata sulla tradizionale nuvola. Il puttino sulla destra sorregge una torcia matrimoniale, quello sulla sinistra sta scostando un drappo scuro per mostrare il cortile colonnato all’interno dello studio. In primo piano a destra, la testa rotta di una scultura femminile aggiunge un tocco di teatralità che Carr riconduce alla fretta di Pigmalione di verificare se la statua effettivamente è viva. Il tutto è però improntato ad una calma classica tipica del Neoclassicismo. Accanto alla statua, sul medesimo piedistallo, è visibile la testa di un delfino. Tale particolare, presente nel disegno di Joachim von Sandrart (Cfr. scheda opera 27) e poi ripreso anche da Pécheux (Cfr. scheda opera 36), è riconducibile all’iconografia di Venere, ma anche a quella della nereide Galatea. Bisogna ricordare infatti che fu Rousseau per primo a chiamare Galatea la statua, che tradizionalmente non possedeva alcun nome, e presumibilmente ne assunse anche gli attributi, come appunto il delfino. A tal proposito Carr afferma che questo dipinto riflette il tono sentimentale dell’opera teatrale di Rousseau, scritta nel 1770, di cui può essere considerato un’ illustrazione.

                                                                                                                                    Silvia Trisciuzzi