31: Pigmalione

Titolo dell'opera: Pigmalione e Galatea

Autore: François Le Moyne

Datazione: 1729

Collocazione: Tours, Musée des Beaux-Arts

Committenza: 

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela, 212x168 cm

Soggetto principale: La statua realizzata da Pigmalione prende vita per intervento di Venere

Soggetto secondario: 

Personaggi: Pigmalione; statua

Attributi: 

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Carr J. L., Pygmalion and the Philosophes, in “Journal of The Warburg and Coutauld Institutes”, 23, 1960, p. 245. Bordeaux J.-L., François Le Moyne and his generation, Arthena, Neuilly-sur-Seine 1984, p. 113. Davidson Reid J., The Oxford Guide to classical mythology in the arts, 1300-1900’s, Oxford university Press, New York-Oxford 1993, vol.1, p. 957. Jarrassé D., La peinture française au XVIII siècle, Terrail 1998, p. 26.

Annotazioni redazionali: Il dipinto di François Le Moyne rappresenta il momento dell’animazione della statua alla presenza di Pigmalione. Infatti si è notato come la carnagione del suo volto sia rosea, particolare presente nel testo ovidiano che connota la statua appena animata attraverso il suo rossore (“erubuit”) (Met., X, 293), in opposizione alle Propetidi, donne di Cipro che negarono la divinità di Venere e che per punizione furono le prime prostitute, trasformate poi in pietre (Met., X, 237-242),  che, con la perdita del pudore, persero anche la capacità di arrossire. In primo piano, vi è Cupido munito del tradizionale arco, che ispira in Pigmalione l’amore per la sua opera. A sinistra, il busto di un filosofo o di un imperatore rappresenta lo sguardo dello spettatore all’interno della scena. Il fatto che Le Moyne diede alla statua l’aspetto di una bellissima donna del suo tempo e la grandezza del formato hanno fatto supporre la commitenza da parte di un potente protettore, forse Luigi XV. Carr, ripreso da Bordeaux, sottolinea come il pittore si sia ispirato al dipinto di Raoux conservato al Musée Fabre a Montpellier (Cfr. scheda opera 29). Nella tela di Le Moyne non vi sono elementi che richiamino l’azione divina, infatti Venere è insolitamente assente, nè la ricerca di una rappresentazione sensuale. Ciò che l’artista vuole significare è il grande potere creativo dell’arte in grado di dare vita alla materia inanimata.

                                                                                                                                    Silvia Trisciuzzi