27: Pigmalione

Titolo dell'opera: Pigmalione

Autore: Joachim von Sandrart

Datazione: 1662

Collocazione: Harburg, Fürstlich Oettingen- Wallerstein’sche Kunstsammlung

Committenza: 

Tipologia: disegno

Tecnica: 

Soggetto principale: La statua realizzata da Pigmalione prende vita per intervento di Venere

Soggetto secondario: 

Personaggi: Pigmalione; statua, tre donne

Attributi: nudità (statua)

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Dörrie H., Pygmalion. Ein Impuls Ovids und seine Wirkungen bis in die Gegenwart, Opladen 1974, pp. 41-43. Seznec J., La sopravvivenza degli antichi dei, Bollati Boringhieri, Torino 1990, p. 375.

Annotazioni redazionali: Joachim von Sandrart realizzò questo disegno nel 1662. Egli deve la sua fama soprattutto alla sua opera letteraria, tra cui si ricordano l’Accademia tedesca (1675-79), fonte importantissima per le biografie di artisti a lui contemporanei, e l’ Iconologia deorum oder Abbildung der Götten, pubblicata a Norimberga nel 1680. In quest’ultima von Sandrart afferma di basare le sue informazioni sui monumenti classici, ma in realtà l’opera è ancora fortemente influenzata dai testi di mitografia e di emblematica del secolo precedente, come ad esempio Conti e Cartari. In realtà il mito di Pigmalione non appare nei manuali mitografici, ma l’aver composto un’opera di tal genere è segno della cultura mitologica di von Sandrart. Il disegno in questione raffigura il momento dell’animazione della statua. Dörrie sottolinea come l’inserimento dell’azione nella rappresentazione possa indicare l’influenza delle opere teatrali contemporanee su tale soggetto mitologico. Infatti è introdotta una importante variante iconografica, totalmente estranea al testo ovidiano. Pigmalione non è solo, ma accanto a lui vi è una figura femminile che tiene nella mano sinistra abbassata una corona, probabilmente di alloro. Lo scultore pone le mani sul suo braccio sinistro, impedendole di incoronare Galatea. La corona dovrebbe infatti essere un premio per la sua arte, ma egli preferisce, come ricompensa, che la sua statua diventi viva. Ciò significa allo stesso tempo che la  donna con la corona, che secondo Dörrie non rappresenta una Musa, viene rifiutata da Pigmalione. Lo studioso tedesco interpreta questo disegno in relazione al libretto di Niccolò Minato, messo in scena a Vienna dal 1667 al 1668, in cui la misoginia di Pigmalione è rappresentata dal rifiuto di due fanciulle innamorate di lui. Nel disegno esse muovono un passo nell’ombra nel momento dell’animazione della statua. Infine bisogna segnalare che Galatea è rappresentata secondo l’iconografia della Venus marina poiché ha accanto a sé un delfino, attributo della dea. Tale particolare verrà più volte ripreso (Cfr. schede opera 35 e 36).

                                                                                                                                    Silvia Trisciuzzi