23: Pigmalione

Titolo dell'opera: Pigmalione

Autore: Giovan Battista Lombardelli

Datazione: 1584

Collocazione: Orvieto, Palazzo Sforza Monaldeschi, salone della Caminata

Committenza: Sforza Monaldeschi Della Cervara

Tipologia: dipinto murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Pigmalione al lavoro

Soggetto secondario: costruzione di un palazzo

Personaggi: Pigmalione, statua

Attributi: nudità, rigidità (statua)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Satolli A., La pittura dell’eccellenza: prolegomeni ad uno studio su Cesare Nebbia nel suo tempo, in “Bollettino dell’Istituto Storico-Artistico Orvietano”, 36, 1980, pp. 17-252; Rigliani M., Palazzo Sforza Monaldeschi ad Orvieto. Indagine iconografica del Salone della Caminata, tesi di laurea, Cattedra di Iconografia e Iconologia, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 1998-1999; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 243-245

Annotazioni redazionali: La costruzione di Palazzo Sforza Monaldeschi ad Orvieto fu iniziata intorno alla metà del XVI secolo secondo un progetto attribuito a Simone Mosca, come testimonia anche Vasari, ma fu portata a termine non prima del 1574-75  sotto la direzione di Ippolito Scalza, come si evince dai contratti. A partire dal 1584 furono affrescate alcune sale del piano nobile.  Per tale decorazione Satolli indica Cesare Nebbia come direttore del cantiere, basandosi sull’analisi stilistica e su alcuni riscontri documentari, come la corrispondenza tra Bernardino Saracinelli e Carlo Cartari nel 1685. E’ stato recentemente proposto che nel cantiere siano intervenuti anche maestri già affermati ed autonomi, tra i quali Paris Nogari e Giovan Battista Lombardelli. Di mano di quest’ultimo è il riquadro, nella parete est, con il mito di Pigmalione. Tradizionalmente la scena è indicata come la costruzione di un palazzo, in realtà illustra il mito di Pigmalione, come si evince dalla presenza di una statua nuda di donna. L’edificio sullo sfondo potrebbe essere il santuario di Afrodite a Pafo, fondato da Cinira, figlio dello scultore. La statua può quindi raffigurare sia Galatea che Venere, per la presenza del tempio dedicato alla dea, attestato dalla fonte ovidiana che interpreta il mito come aition della fondazione (Pigfc02).

                                                                                                                                    Silvia Trisciuzzi