Titolo dell'opera: Pigmalione al lavoro
Autore: Anonimo
Datazione: 1380 ca.
Collocazione: London, British Museum, Ms. Yates Thompson 21, fol. 136 r
Committenza:
Tipologia: miniatura
Tecnica:
Soggetto principale: Pigmalione al lavoro
Soggetto secondario:
Personaggi: Pigmalione, statua
Attributi: scalpello, martello, arnesi (Pigmalione); nudità, rigidità (statua)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Egbert V.W., Pygmalion as Sculptor, in “The Princeton University Library Chronicle”, 28, 1966-67, pp. 21-23; Egbert V.W., The Medieval artist at work, Princeton, New Jersey 1967, p. 76;Fleming J. V., The Roman de la rose, Princeton, New Jersey 1969, p. 233; Agamben G., Stanze. La parola e il fantasma nella cultura occidentale, Torino 1977, pp. 73- 83; Guillaime de Lorris – Jean de Meun, Le Roman de la Rose, versione italiana a fronte di D’Angelo Matassa G., L’Epos Palermo, 1993, 2 vol., vv. 20787-20810
Annotazioni redazionali: La miniatura, contenuta in un codice del Roman de la Rose, mostra Pigmalione mentre scolpisce una statua raffigurante una donna nuda da una lastra sorretta da un cavalletto di legno. Lo scultore sta utilizzando martello e scalpello, mentre un compasso ed altri strumenti sono posati sulla lastra. Virginia Egbert sottolinea come le prime raffigurazioni di nudo dell’età medioevale non siano rappresentazioni di modelli presi dal vivo. La stessa iconografia è usata per raffigurare la scena nel manoscritto Ms. 742, fol. 169, dell’Ovide moralisé (Cfr. scheda opera 06).Fleming, rifacendosi ad un articolo di Virginia Egbert, sottolinea come questo particolare richiami le figure giacenti delle tombe dell’epoca. In ciò non bisogna vedere una errata comprensione del testo, ma una volontaria interpretazione morale. Fleming lo accosta all’interpretazione arnolfiana secondo la quale l’animazione della statua è solamente una proiezione dell’immaginazione malata dello scultore nei confronti di una forma inanimata. Lo stesso Pigmalione si chiede se la statua sia viva o morta, in un’ambiguità moralmente condannata. Infatti nell’arte medioevale le figure femminili nude erano rappresentazione di idoli pagani e di vizi e quindi tale particolare è qui funzionale alla esemplificazione del carattere idolatrico dell’amore di Pigmalione, soprattutto nella sua relazione con Venere.
Silvia Trisciuzzi