Titolo dell’opera: Orfeo agl’Inferi o la Musica
Autore: Jean Restout (1692-1768)
Datazione: 1763
Collocazione: Parigi, Museo del Louvre
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (355×575 cm)
Soggetto principale: Orfeo prega Plutone e Proserpina di restituirgli la moglie Euridice
Soggetto secondario:
Personaggi: Orfeo, Euridice, Plutone, Proserpina, 3 Parche, personaggi maschili, personaggi femminili
Attributi: lira (Orfeo); filo (Parche)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: www.louvre.fr
Bibliografia: Camboulives C., L’âme et le sang du poète, in Les Metamorphose d’Orphée, catalogo della mostra, Tourcoing, Strasbourg, Ixelles, 1994-1995, Snoeck-Ducaju e Zoon, pp. 55-59; Gouzi C., Jean Restout 1692-1768. Peintre d’histoire à Paris, Arthena, Parigi 2000, pp. 137, 316-317
Annotazioni redazionali: questo dipinto è l’ultimo di una serie di quattro cartoni di tappezzeria intitolati la Tintura delle Arti. Restout ricevette la commissione nel 1743, ma per ragioni sconosciute cominciò a lavorarvi solo nel 1763. Il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (X, 17-39): Orfeo dopo aver saputo della morte della moglie Euridice si reca nell’Ade per pregare i sovrani di quel regno di restituirgliela. L’artista ha raffigurato proprio il momento in cui Orfeo servendosi del suono della sua lira e del suo canto, commuove Plutone e Proserpina che si convincono a restituirgli Euridice. A destra Orfeo è raffigurato stante, mentre sta suonando il suo strumento, con lo sguardo rivolto verso l’alto e la bocca semiaperta, ad indicare la sua preghiera. Di fianco a lui una giovane donna, con lo sguardo basso, un seno scoperto, che si tiene un lembo dell’abito. È Euridice che Plutone e Proserpina hanno chiesto di portare lì: “E né la consorte del re, né il re stesso degli abissi ebbero cuore di opporre un rifiuto a quella preghiera; e chiamarono Euridice. Era essa tra le ombre nuove, e venne avanti con passo lento per la ferita” (Ovidio, Metamorfosi, X, 46-48). La giovane è accompagnata da due demoni, di cui uno alato. Dietro Orfeo, un personaggio maschile. A sinistra e sempre in primo piano Restout ha collocato le tre Parche. Secondo la narrazione ovidiana, Cloto, Làchesi e Àtropo filavano il filo della vita umana, recidendolo nel momento della morte. Restout ha raffigurato il trio a destra della composizione anche esse non compaiono in nessuna delle fonti letterarie relative al mito di Orfeo ed Euridice e in nessuna delle opere pittoriche precedenti. La prima del gruppo a destra regge il fuso per filare, la seconda regge il filo mentre la terza, la più vecchia, lo tende per spezzarlo. Le tre Parche sono state raffigurate come le tre età della vita. Sulla parte più alta di una struttura rocciosa siedono Plutone e Proserpina. Plutone coronato e vestito di un panno rosso, con nella destra un forcone guarda verso la moglie e indica verso un uomo anziano poco più in basso. Proserpina volge il suo sguardo verso il marito. Alla sinistra di Proserpina due figure femminili. Al secondo livello della struttura rocciosa sono seduti tre personaggi maschili anziani e barbuti. Quello di sinistra ha un libro chiuso ai piedi e con la mano destra regge un grande vaso. Dei due seduti a destra uno guarda verso Plutone e l’altro verso Orfeo. Gouzi (2000) li ha riconosciuti come i tre giudici dell’Ade: Minosse, Radamante ed Eaco, che consigliano Plutone. Anche i tre giudici non compaiono nel racconto ovidiano ma in vasi greci a figure rosse del IV secolo a. C.. La scena si svolge in un paesaggio naturale, quindi contrariamente alla tradizione non nella cavità infernale. Proprio sul fondo e appena visibile è una figura femminile. Nel mezzo della struttura rocciosa sulla quale sono seduti Plutone Proserpina e le due donne, si vede una porta chiusa. Potrebbe essere l’ingresso alla cavità infernale.
Maria D’Adduogo