Titolo dell’opera: Orfeo guida Euridice fuori dall’Ade
Autore: Giambattista Tiepolo (1696-1770)
Datazione: 1724-1725
Collocazione: Venezia, Palazzo Sandi, soffitto
Committenza: Tommaso Sandi
Tipologia: pittura parietale
Tecnica: affresco (650×1070 cm)
Soggetto principale:
Soggetto secondario: Orfeo guida Euridice fuori dall’Ade
Personaggi: Orfeo, Euridice, Plutone, Proserpina, Cupido, Cerbero, altri personaggi
Attributi: violino (Orfeo); tridente (Plutone); faretra, frecce, arco (Cupido)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Da Canal V., Vita di Gregorio Lazzarini (1732), ed. Moschini G. A., Venezia 1809, pp. 32-33; Aikema B., Nicolò Bambini e Giambattista Tiepolo nel salone di Palazzo Sandi a Venezia, in “Arte Veneta”, 1986, pp. 167-171; Levey M., Giambattista Tiepolo. His life and art, Yale University Press, New Haven e Londra 1986, pp. 23-30; Gemin M., Pedrocco F., Giambattista Tiepolo. I dipinti. Opera completa,Arsenale editrice, Venezia 1993, pp. 38-40, 245
Annotazioni redazionali: il Da Canal (1732) ricorda “il soffitto della sala in quattro storie indicanti la Eloquenza sotto altri geroglifici” eseguita da Giambattista Tiepolo in Palazzo Sandi a Venezia. Il Palazzo fu completamente ristrutturato da Domenico Rossi a partire dal 1721 su commissione di Tommaso Sandi e i lavori furono terminati probabilmente nel 1724, quando l’architetto fu chiamato a lavorare nel palazzo Corner della Regina. La scelta di illustrare il potere dell’eloquenza sul soffitto del salone principale del piano nobile, fu dovuta al fatto che molti componenti della famiglia Sandi praticavano l’avvocatura, compreso Tommaso. Al centro del soffitto il Tiepolo ha raffigurato Minerva, dea della Sapienza e Mercurio dio dell’eloquenza. Tutt’intorno quattro episodi mitologici: Orfeo che guida Euridice fuori dall’Ade, Ercole Gallico incatena con la sua lingua Cercope, Bellerofonte montato su Pegaso uccide la Chimera e Anfione col potere della musica fa si che le mura di Tebe si costruiscano da sole. Secondo l’Aikema (1986), gli episodi con Orfeo ed Anfione si riferiscono all’eloquenza in senso lato, mentre l’episodio con Ercole vi allude in maniera diretta. Il quarto episodio, quello con Bellerofonte e Pegaso deve essere considerato un esempio di virtù. Dell’affresco è noto anche il bozzetto che oggi è conservato alle Courtald Institute Galleries. Secondo il Levey (1986) più che di bozzetto bisognerebbe parlare però di una vera e propria tela realizzata molto probabilmente nel 1722 poco dopo l’inizio dei lavori di ristrutturazione del palazzo. L’episodio con Orfeo ed Euridice vede il cantore tracio coronato d’alloro, con un violino nella mano destra, aggrappare la sua amata Euridice per trarla fuori dalla cavità infernale. La donna quasi completamente nuda, ha un ginocchio piegato e le braccia allargate. Poco più in alto l’artista ha raffigurato Cupido in volo, bendato, dotato di arco, faretra e frecce e che indica verso la cavità infernale. Scrive Ovidio che Orfeo si rivolse ai signori dell’Ade con queste parole (Metamorfosi, X, 23-29): “La ragione del mio viaggio è mia moglie, nel cui corpo una vipera calpestata ha iniettato veleno troncandone la giovane esistenza. Avrei voluto voler sopportare, e non posso dire di non avere tentato. Ma Amore ha vinto! È questo un dio ben noto lassù, sulla terra; se anche qui, non so, ma spero di sì; e se non è menzogna quanto si narra di un antico ratto, anche voi foste uniti da Amore”. La presenza di Cupido nella raffigurazione del mito di Orfeo ed Euridice è comunque abbastanza rara: compare in qualche vaso a figure rosse di epoca greca, e in poche altre opere del XVI e XVII secolo. Nella cavità infernale sono visibili, scorciati da sotto in su, Plutone con il tridente nella mano sinistra e ammantato di un panno rosso e Proserpina nuda e abbracciata a lui. I due sovrani dell’Ade guardano verso i due coniugi che stanno uscendo dal loro regno. Sempre negl’Inferi, lambiti da fiamme, si vedono dei volti che stanno urlando e che hanno dei serpenti tra i capelli: sono sicuramente le Furie di cui parlano le fonti. Dietro si intravedono altri visi, sono i dannati. Davanti a tutti Cerbero, il cane a tre teste che è legato con una catena ma ringhia verso Orfeo ed Euridice.
Maria D’Adduogo