62: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera:  morte di Euridice

Autore: Erasmus Quellinus (1607-1678)

Datazione: 1637-1638

Collocazione: Madrid, Museo del Prado

Committenza: Filippo IV re di Spagna

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (179×195 cm)

Soggetto principale: Euridice morsa dal serpente muore tra le braccia del marito Orfeo

Soggetto secondario: 

Personaggi: Orfeo, Euridice

Attributi: lira (Orfeo)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti: Peter Paul Rubens, La morte di Euridice, schizzo, Rotterdam, Museum Boymans-van Beuningen

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Alpers S., The decoration of the Torre de la Parada, in “Corpus rubenianum Ludwig Burchard”, vol. IX, Arcade press, Bruxelles 1971, pp. 227, 228

Annotazioni redazionali: l’opera di Quellinus è l’unica tra quelle trattate che mostri la morte di Euridice tra le braccia del marito. Al Museo Boymans-van Beuningen di Rotterdam è conservato uno schizzo di Rubens che raffigura la stessa scena senza però la lira e il paesaggio. Lo schizzo di Rubens è molto più patetico ed espressivo. L’opera di Quellinus deriverebbe dallo schizzo di Rubens e fa parte delle tele di soggetto mitologico che Rubens, Quellinus, Jordaens e altri artisti realizzarono per Torre de la Parada, il casino di caccia del sovrano Filippo IV di Spagna. Secondo il racconto ovidiano (Metamorfosi, X, 8-10) Euridice nel giorno delle nozze, vagando per i prati in compagnia delle sue amiche ninfe fu morsa al tallone da un serpente e morì. Virgilio ha introdotto il personaggio del pastore Aristeo, che invaghitosi della ninfa la costrinse a fuggire ed ella nella fuga calpestò il serpente che la uccise. Nessuno ha però scritto che la giovane donna muore tra le braccia del novello sposo Orfeo. In un paesaggio fatto di alberi e colline, in primo piano Euridice, con un vestito che le lascia scoperto il seno sinistro, si sta abbandonando tra le braccia di Orfeo. Sul piede destro è visibile la ferita provocatale dal serpente che è ancora lì vicino. Euridice ha un’espressione di dolore sul volto, gli occhi aperti e la bocca socchiusa, tutti elementi con i quali l’artista ha voluto indicare la morte imminente. Orfeo, che sembra essere appena giunto, la sorregge e la guarda. Poco oltre il cantore ha lasciato la sua cetra che è ben visibile e che sarà lo strumento con il quale cercherà di riavere la moglie una volta sceso nell’Ade. A differenza di molti altri artisti precedenti o contemporanei, Quellinus ha raffigurato lo strumento del quale parlano tutte le fonti e non il violino o la viola.

Maria D’Adduogo