Titolo dell’opera: Orfeo ed Euridice
Autore: Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640)
Datazione: ca.1620
Collocazione: Roma, collezione Fabrizio Lemme
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (89×119 cm)
Soggetto principale: Orfeo ed Euridice abbandonano l’Ade
Soggetto secondario:
Personaggi: Orfeo, Euridice, Plutone, Proserpina, Cerbero, altri personaggi
Attributi: violino (Orfeo)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Cieri Via C. (a cura di), Immagini degli dei. Mitologia e collezionismo tra ‘500 e ‘600; Leonardo Arte, Lecce Fondazione Memmo, 7 dic. 1996-31 mar. 1997, pp. 15-98; 234; Röttgen H., Giove insegue la sua sposa Giunone: una soave mitologia quasi danzata di Giuseppe Cesari d’Arpino, in “Arte all’incanto”, 1990-1991, pp. 24-29; Richard C., La légende d’Orphée et d’Eurydice au XVI et au XVII siècles, in Les Métamorphoses d’Orphée, cat. della mostra, Tourcoing, Strasbourg, Ixelles, 1994-1995, Snoeck-Ducaju e Zoon, pp. 43-47
Annotazioni redazionali: il dipinto è stato inserito dal Röttgen (1990-1991) nel catalogo del Cavalier d’Arpino non solo sulla base di generiche affinità stilistiche con la produzione dell’artista ma anche per una corrispondenza con una serie di opere di soggetto mitologico riferibili ad una datazione posteriore al 1620. In particolare secondo il Röttgen il dipinto con Orfeo condividerebbe con un altro identificato dallo studioso come Giove insegue la sua sposa Giunone, non solo la stessa impostazione, dominata sulla destra da un grande arco roccioso di un antro ma anche le stesse misure. Lo studioso aveva pensato che le due opere potessero essere dei pendant perché inizialmente Giove che insegue Giunone era stato interpretato come Aristeo che insegue Euridice. In realtà questa ipotesi è stata definitivamente scartata per il diverso supporto del secondo dipinto. Il Cavalier d’Arpino ha raffigurato uno dei momenti successivi alla morte di Euridice, quando Orfeo, recatosi nell’Ade, con il proprio canto e dopo aver ricordato a Plutone l’Amore che si insinuò in lui quando rapì Proserpina per portarla nel suo regno, riuscì ad ottenere il ritorno alla vita della donna amata. Secondo quanto dicono alcune fonti Orfeo contravvenne al patto stipulato per riavere la moglie e la perse per sempre. In questo caso l’artista non ha raffigurato il momento del distacco ma quello in cui i due coniugi partono dall’Ade. In primo piano infatti Orfeo ed Euridice si stanno allontanando dall’altra coppia che è in secondo piano. Il cantore regge nella mano destra un violino e nella sinistra l’archetto, un panno gli avvolge il corpo lasciando scoperti il busto e una gamba. Euridice è completamente nuda, lo sguardo rivolto a Plutone e Proserpina. In secondo piano i due signori degl’Inferi: Plutone seduto, coronato, con il tridente nella mano sinistra e completamente nudo, volge lo sguardo verso la moglie mentre indica in direzione dell’uscita dall’Ade. Proserpina, anch’essa coronata e con scettro, guarda nella direzione indicatale da Plutone. Ai loro piedi, un poco più avanti c’è il cane a tre teste, Cerbero. Alle spalle di Plutone, si vedono dei personaggi maschili nudi, molto probabilmente i dannati che Orfeo ha commosso con il suo canto. Sullo sfondo a sinistra è visibile un paesaggio, il mondo terreno verso il quale sono diretti Orfeo ed Euridice.
Maria D’Adduogo