Titolo dell’opera: Euridice e Aristeo
Autore: Niccolò dell’Abate (1509/12-1571)
Datazione: ca.1570
Collocazione: Londra, National Gallery
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (189×237 cm)
Soggetto principale: Euridice è in fuga dal pastore Aristeo
Soggetto secondario: morte di Euridice; Aristeo consulta la madre Cirene; Orfeo suona la lira incantando gli animali
Personaggi: Aristeo, Euridice, Proteo, Cirene, Orfeo, figure femminili
Attributi: (lira) Orfeo; serpente (Euridice)
Contesto: scene all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: www.nationalgallery.org.uk
Bibliografia: S. Bèguin, F. Piccinini (a cura di), Niccolò dell’Abate. Storie dipinte nella pittura del Cinquecento tra Modena e Fontainebleau, Silvana Editoriale, Milano 2005, pp. 447-448
Annotazioni redazionali: il mito di Orfeo ed Euridice raffigurato da dell’Abate corrisponde quasi esattamente al racconto di Virgilio nel IV libro delle Georgiche. L’artista ha inserito i vari momenti della storia in un unico dipinto, collocandoli a diversi livelli. Narra Virgilio che il pastore Aristeo disperato per la morte delle sue api e non sapendone il motivo chiese aiuto alla madre Cirene che lo condusse dal dio marino Proteo il quale spiegò ai due che quella era la punizione che Orfeo gli aveva inflitto poiché a causa di Aristeo era morta sua moglie Euridice. Infatti in primo piano l’artista ha raffigurato un personaggio maschile, completamente nudo mentre rincorre una donna la quale quasi totalmente nuda anch’essa, coperta solo di un drappo celeste, corre con le braccia alzate verso il cielo per sfuggire all’uomo. È Euridice che cerca di sfuggire al pastore Aristeo, mentre le sue compagne, le Naiadi, sono a pochi passi da lei intente a raccogliere fiori. Poco più a destra Euridice è sdraiata in terra come se stesse dormendo, in realtà è morta per il morso di un serpente. Poco più oltre, ma su di un altro livello il dio fluviale Proteo, sdraiato in terra in una posizione alquanto innaturale, poggia con le braccia su di un’anfora rovesciata che versa acqua. Sullo sfondo a destra sono riconoscibili due personaggi: uno è Aristeo, l’altro la madre Cirene intenti a parlare tra loro mentre incedono. Rifacendosi al racconto virgiliano la narrazione nel dipinto dovrebbe iniziare da questo punto, dal momento in cui Aristeo chiede aiuto alla madre, e poi procedere in senso orario. L’ultima scena presente nel quadro è quella sul fondo a sinistra: in lontananza, seduto su di una collina si distingue Orfeo che con il suono della sua lira ammansisce gli animali. Dell’Abate non ha raffigurato né il momento della supplica del cantore agli dei dell’Ade, né il momento in cui Orfeo si volge a guardare la moglie e la perde nuovamente. L’episodio infatti di Orfeo che ammansisce gli animali e le selve è collocato da Virgilio successivamente alla perdita di Euridice, quando Orfeo ritornato sulla terra piange per lungo tempo la sua sposa. Il tutto si svolge in un ambientazione naturale, con sullo sfondo una città fluviale che probabilmente allude al regno del dio marino Proteo.
Maria D’Adduogo