42: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera: Orfeo ed Euridice

Autore: Giovanni Antonio Rusconi (1520-1587 ca.)

Datazione: 1553

Collocazione: Le trasformazioni di m. Lodovico Dolce di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, in Venetia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1553

Committenza: Gabriel Giolito dè Ferrari

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: matrimonio di Orfeo ed Euridice

Soggetto secondario: Euridice morsa dal serpente; Orfeo cerca di raggiungere gl’Inferi 

Personaggi: Orfeo, Euridice, altri personaggi

Attributi: lira (Orfeo); serpente (Euridice)

Contesto: scene all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Huber-Rebenich G., L’iconografia della mitologia antica tra Quattro e Cinquecento. Edizioni illustrate delle Metamorfosi di Ovidio, in “Studi Umanistici Piceni”, 12, 1992, pp. 123-133; Guthmüller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 251-274; Glénisson-Delannée F., Illustration, traduction et glose dans les Trasformationi de Ludovico Dolce (1553): un palimpseste des Métamorphoses, in Le livre illustre italien au XVI siecle: texte/image. Actes du colloque organisé par le «Centre de recherche Culture et societe en Italie aux 15., 16. et 17. siecles» de l'Universite de la Sorbonne Nouvelle (1994), a cura di Plaisance M., Parigi 1999, pp. 119-147

Annotazioni redazionali: nel maggio del 1553 vennero stampate a Venezia le Trasformationi di Lodovico Dolce, corredate da 94 incisioni realizzate da Giovanni Antonio Rusconi, illustratore molto interessato all’architettura classica. In realtà dopo appena qualche settimana dalla prima uscita Dolce fu costretto a rivedere il suo testo perché il letterato Girolamo Ruscelli aveva duramente criticato il suo lavoro, che a quanto pare conteneva errori grammaticali, di lingua, di stile ecc. Dolce rivide in tutta fretta il proprio lavoro e lo fece ristampare riveduto e corretto qualche tempo dopo. Nella seconda edizione le scene bibliche vengono tolte e molte xilografie vengono ricollocate in punti diversi del testo. Del mito di Orfeo sono presenti tre xilografie che costituiscono una sorta di piccolo ciclo: nella prima, Orfeo vestito all’antica al suono della sua lira e del suo canto ammansisce gli animali che lo circondano, nella terza viene ucciso dalle Menadi. La seconda, che è quella che riguarda l’episodio di Orfeo ed Euridice, contiene i diversi episodi della vicenda. L’incisione va letta in senso antiorario. In primo piano Orfeo, vestito all’antica e affiancato da Euridice si dirige verso un tempio sostenuto da sei colonne corinzie. I due portano delle fiaccole e all’interno del tempio, si vedono due personaggi maschili intenti a suonare degli strumenti a fiato. Sia Bonsignori (1375/77) che Niccolò degli Agostini (1538) fanno riferimento al matrimonio tra i due anche se in questo caso non è presente il dio delle nozze Imeneo, la cui fiaccola spenta, secondo le fonti, era stata di grave auspicio. Leggendo l’immagine in senso antiorario all’estrema destra c’è la stessa donna dell’episodio precedente che corre e si dimena con le braccia aperte. È Euridice morsa dal serpente che ne causerà la morte. Infine sullo sfondo la parte successiva del mito: sulla riva del fiume infernale Stige, Orfeo raffigurato di spalle mentre suona uno strumento musicale, probabilmente la lira, prega il nocchiero Caronte di traghettarlo dalla parte opposta della riva dove è visibile la città infernale lambita dalle fiamme. Solo nel testo di Niccolò degli Agostini (1538) è detto che Orfeo con il suo canto e la sua musica riesce ad ottenere da Caronte di essere traghettato: “Onde ando presto al gra Tenaro monte e tanto il camminar sollicitoe che giunse al scuro lago di Caronte il qual ne la sua cimba lo levoe e per il dolce suon con lieta fronte subito a l’altra riva lo portoe e sopra il lito sol fin a la porta del gráde iferno ádo senz’altra scorta”.

Maria D’Adduogo