40: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera: Orfeo e Plutone o Euridice che implora Plutone

Autore: Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (1519-1594)

Datazione: ca. 1543-1544

Collocazione: Modena, Galleria Estense

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: tavola (127×123 cm)

Soggetto principale: Orfeo prega Plutone di restituirgli Euridice o Euridice implora Plutone

Soggetto secondario: 

Personaggi: Orfeo (?), Plutone, Euridice (?)

Attributi:

Contesto: ambiente interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ridolfi C., Le maraviglie dell’arte, Venezia 1648, ed. a cura di Von Hadeln D. F., Berlino 1914-1924; Pagani G. F., Le pitture e le sculture di Modena, Modena 1770, pp. 120-121; Pallucchini R., Rossi P., Tintoretto. Le opere sacre e profane, Alfieri Electa, Milano 1982, vol. I, pp. 134, 135; Cieri Via C., Mito e allegoria. Produzione artistica e tradizione di immagini nel Cinquecento, Bagatto Libri, Roma 1995, pp. 302-307; Guthmüller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 275-287

Annotazioni redazionali: il soffitto a ottagoni molto probabilmente del Palazzo dei Conti Pisani di S. Peterniano è la prima importante impresa decorativa a soggetto mitologico del Tintoretto. Due lettere di Geminiano Poggi, testimoniano che gli ottagoni inizialmente sedici, nel 1658 furono trasferiti alla corte di Francesco I d’Este. Ridotti a quattordici, secondo quanto riferiva il Pagani nel 1770, dal 1854 si conservano nella Galleria Estense di Modena. Subirono restauri nel 1893, nel 1912 e nel 1914. Solo l’impianto compositivo dei singoli riquadri e la loro impostazione prospettica può contribuire in parte alla ricostruzione del soffitto perché l’assenza di una documentazione sul palazzo non permette di ricostituire le condizioni originarie del luogo. Così pure la mancanza di integrità del soffitto, per la perdita di due ottagoni e il cattivo stato di conservazione di alcuni di essi, rendono problematica la ricostruzione del programma iconografico della decorazione. Il Ridolfi (1648), ricordava che il Tintoretto “nell’intavolato d’un mezzato dei Signori Conti di San Peterniano fece molte favole d’Ovidio compartite in partimenti”. La sequenza delle storie ovidiane rappresentate negli ottagoni si apre probabilmente con il mito di Deucalione e Pirra. Due sono le interpretazioni che sono state date dell’ottagono con la storia di Orfeo ed Euridice. La difficoltà nel decifrare precisamente la scena è data dal fatto che il personaggio raffigurato in supplica di fronte a Plutone poiché fortemente scorciato da sotto in su, non è facilmente riconoscibile come uomo o donna. In una cavità infernale, lambita dalle fiamme, Plutone quasi interamente nudo e visto di spalle, volge il suo capo coronato verso il personaggio che lo sta supplicando poco più in basso. Secondo Cieri Via (1995) questo personaggio con le mani incrociate sul petto e la bocca aperta in preghiera sarebbe Orfeo che supplica Plutone di restituirgli Euridice. Rispetto alla narrazione testuale sarebbero omessi sia Proserpina, regina del’Inferi, sia la lira con la quale Orfeo accompagna la sua preghiera. Invece secondo Guthmüller (1995) la figura che implora Plutone potrebbe essere una donna e quindi Euridice che è ritornata negl’Inferi, perché Orfeo, contro la legge data, si è voltato per guardarla. Orfeo secondo Guthmüller sarebbe la figura visibile a sinistra, il quale seguendo Ovidio (Metamorfosi, X, 65-68) e secondo Niccolò degli Agostini (1538) “rimase impietrito alla seconda morte della moglie” o “mancò poco a divenire un sasso”. Secondo Guthmüller l’espressione del volto del personaggio a sinistra corrisponderebbe alle fonti testuali.

Maria D’Adduogo