Titolo dell’opera: Orfeo ed Euridice
Autore:
Datazione: 1532
Collocazione: Le grand Olympe des histoires poëtiques du prince de poësie Ovide Maso en sa Metamorphose. Oeuvre authentique et de hault artifice, pleine de honneste recreation. Traduyct de Latin en Francoys. Imprime nouvellement a Lyon: Denys de Harsy pour Romain Morin, 1532
Committenza: Roman Morin
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia (4,1×7,1 cm)
Soggetto principale: matrimonio di Orfeo ed Euridice
Soggetto secondario: Euridice morsa dal serpente; Orfeo chiede a Caronte di traghettarlo lungo il fiume Stige
Personaggi: Orfeo, Euridice, Imeneo, Naiadi, Caronte, altri personaggi
Attributi: fiaccola spenta (Imeneo); lira da braccio (Orfeo); serpente (Euridice)
Contesto: scene all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Amielle G., Recherches sur des traductions françaises des Métamorphoses d’Ovide illustrees et publiées en France a la fin du XVe siècle et au XVIe siècle, Jean Touzot Libraire-Editeur, Parigi 1989, pp. 71-74, 115
Annotazioni redazionali: l’immagine correda una delle numerose versioni a stampa delle Metamorfosi di Ovidio, Le Grand Olympe del 1532. Le Grand Olympe contiene 283 illustrazioni, di cui molte sono ripetute. Le illustrazioni si dividono in tre gruppi: del primo fanno parte illustrazioni incise su legno tagliato grossolanamente. L’elemento interessante che sarà poi ripreso anche dall’illustratore delle Trasformazioni di Ludovico Dolce è che all’interno di un unico riquadro vi sono più episodi della stessa storia. In primo piano a sinistra sotto una loggia retta da colonne, alla presenza di alcuni personaggi si celebra il matrimonio di Orfeo ed Euridice. Quella del matrimonio non è molto ricorrente come raffigurazione, ma si trova soprattutto nelle miniature di età medievale. Il personaggio maschile vestito all’antica e coronato, raffigurato in piedi su di uno scalino, con le braccia allargate e con nella mano sinistra una torcia spenta è Imeneo, dio delle nozze, che secondo Ovidio (Metamorfosi, X, 6-8), Bonsignori (1375/77) e Niccolò degli Agostini (1538) presenziò al matrimonio di Orfeo con la fiaccola spenta, il che fu di cattivo presagio. Sul ballatoio, Orfeo visto di spalle ed Euridice di fronte a lui sono raffigurati nel momento del matrimonio. Di fianco sono visibili altri personaggi, di cui due, uno maschile l’altro femminile reggono ciascuno una torcia accesa, mentre altri due personaggi maschili stanno suonando degli strumenti musicali a fiato. Bonsignori (1375-77) scrive che “devemo notare che, quando li convitati andavano alle nozze, portavano le fiaccole accese o altri lumi, onde la fiaccola de Imeneo facea solo el fume”. In basso, nella struttura muraria della loggia vi è una finestra dalla quale si vede un personaggio a mezzo busto con una brocca in mano. In questo caso tutta la composizione si legge in senso antiorario. A destra della scena l’illustratore ha realizzato il momento successivo del mito, ovvero Euridice a piedi nudi calpesta un serpente e viene morsa al tallone, alla presenza delle sue compagne, le Naiadi. Sullo sfondo Orfeo, raffigurato sempre di spalle, al suono di uno strumento musicale che sicuramente non è la lira delle fonti, cerca di convincere Caronte a traghettarlo lungo lo Stige per raggiungere la città infernale che è visibile alle spalle del nocchiero. In realtà solo Niccolò degli Agostini (1538) cita Caronte ed Orfeo che gli chiede di traghettarlo già in questa prima parte del mito, lo stesso Ovidio lo cita solo quando Orfeo dopo aver perso nuovamente Euridice, lo prega di permettergli di recarsi agl’Inferi una seconda volta (Metamorfosi, X, 72-73).
Maria D’Adduogo