33: Orfeo e Euridice

Titolo: Orfeo intercede presso Plutone e Proserpina in favore di Euridice

Autore: Giulio Pippi, detto Giulio Romano (ca. 1499-1546)

Datazione: prima metà del XVI secolo

Collocazione: Parigi, Museo del Louvre, Dipartimento delle Arti Grafiche

Committenza: Federico II Gonzaga (1500-1540)

Tipologia: disegno

Tecnica: penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su carta grigia (48×68 cm)

Soggetto principale: Orfeo al suono della sua lira prega gli dei degl’Inferi perché gli restituiscano la moglie Euridice

Soggetto secondario:

Personaggi: Orfeo, Plutone, Proserpina, Euridice, Cerbero, altri personaggi

Attributi: lira (Orfeo)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni: Anselmo Guazzi e Agostino da Mozzanega, Orfeo intercede presso Plutone e Proserpina in favore di Euridice, Mantova, Palazzo Te, Camera di Ovidio, parete sud

Immagini: www.louvre.fr

Bibliografia: Hartt F., Raphaël and Giulio Romano, in “Art Bulletin”, 1944, pp. 67-94; Hartt F., Giulio Romano, Yale University Press, New-Haven 1958, vol. II, pp. 111-112; McAllister Johnson W., Giulio Romano’s allegory of immortalità reconsidered, in “Art Quaterly”, XXII, 1969, pp. 3-21; Verheyen E., The Palazzo del Te in Mantua. Images of love and politics, John Hopkins University press, Baltimora-Londra 1977, p. 112; Bacou R., “Autor de Raphaël”. Dessins et peintures du Musée du Louvre, Parigi, Louvre 1983-84, p. 40; Oberhuber K., Giulio Romano pittore disegnatore a Mantova, in Giulio Romano, Electa, Milano 1989, pp. 135-175; Belluzzi A., Palazzo Te a Mantova, Franco Cosimo Panini, Modena 1998

Annotazioni Redazionali: il disegno è sicuramente preparatorio per l’affresco di analogo soggetto in Palazzo Te a Mantova. Secondo Hartt (1958) il disegno sarebbe stato eseguito tra il 1527 e il 1529. Il Cabinet des Dessins del Louvre conserva cinque grandi disegni per le composizioni della sala di Ovidio in Palazzo Te. I disegni sono stati trattati come dei cartoni, infatti contengono i puntini per il trasferimento del disegno stesso sul muro. I cinque disegni sono inventariati sotto il nome di Giulio Romano nell’inventario Jabach del 1671. Sia le fonti letterarie classiche, medievali che rinascimentali narrano della preghiera che Orfeo una volta negl’Inferi rivolse a Plutone e Proserpina per riavere la moglie, morta per il morso di un serpente e troppo presto strappata al suo amore. Orfeo è raffigurato inginocchiato mentre suona la lira, ha il busto scoperto e un drappo che gli copre la spalla e il resto del corpo. Di fronte a lui, Plutone e Proserpina ai quali è rivolta la preghiera: i due sono seduti e stanno dialogando tra loro. Plutone nella mano destra regge lo scettro mentre con la sinistra fa un gesto rivolto verso la moglie o verso il personaggio che sta di fianco a Proserpina. Quest’ultima a sua volta guarda il marito e gli indica Orfeo. Alla destra di Plutone il cane Cerbero, mentre dietro i due coniugi un personaggio non distinguibile, con il volto coperto quasi per intero che sembra sussurrare qualcosa alle spalle dei due. Alla sinistra di Proserpina, un personaggio maschile nudo, con serpenti tra i capelli, che guarda verso Plutone e Proserpina, ma che nella mano sinistra regge un serpente e con la destra fa un gesto rivolto verso Orfeo, come se gli stesse dicendo di fermarsi. Alle spalle di Orfeo, l’artista ha raffigurato Euridice completamente nuda, con le mani legate dietro la schiena e lo sguardo basso. La donna è accompagnata da un altro personaggio che la tiene per la corda con la quale ha legato i suoi polsi. Questo personaggio barbuto regge con la mano destra un bastone e ha un serpente avvolto intorno al braccio sinistro e secondo Belluzzi (1998), sarebbe riconoscibile come Caronte. Commossi dal canto di Orfeo, Plutone e Proserpina concedono a Euridice di tornare sulla terra. Il gruppo con i signori degli Inferi presenta qualche assonanza con un sarcofago donato da Papa Adriano VI a Federico Gonzaga e inserito da Isabella d’Este nel proprio studiolo. L’antico manufatto illustra un’altra richiesta: quella di Mercurio a Plutone affinché consenta a Proserpina di tornare sulla terra. Giulio Romano rielabora la coppia  regale affiancata dal cane Cerbero, ma la presenza stessa del rilievo a Mantova avvalora l’ipotesi che il sarcofago abbia fornito lo spunto per il disegno. La figura di Orfeo che suona la lira ricalca da vicino nella fisionomia e nell’acconciatura, oltre che per la configurazione dello strumento, quella di Apollo citaredo in gara con Pan, come se l’autore tendesse a identificare i due virtuosi della musica, ignorando la versione orientale, frigia, di Orfeo. Per l’immagine di Euridice, Giulio Romano ha preso a modello un disegno di Raffaello. 

Maria D’Adduogo