27: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera: Orfeo ed Euridice

Autore: Tiziano Vecellio (ca. 1490-1576)

Datazione: ca. 1508

Collocazione: Bergamo, Accademia Carrara

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: tavola (39×53 cm)

Soggetto principale: Euridice morsa dal serpente

Soggetto secondario: Euridice ritorna nuovamente negl’Inferi

Personaggi: Euridice, Orfeo

Attributi: drago (Euridice)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.wga.hu/art/t/tiziano/08/03orpheu.jpg

Bibliografia: Pallucchini R., Tiziano, Sansoni editore, Firenze 1969, vol. I, p. 234; Pignatti T., Giorgione, Alfieri edizioni d’arte, Venezia 1969, p. 115; Wethey H. E., The paintings of Titian. The mithological and historical paintings, vol. III, Phaidon, Londra 1975, p. 167; Gentili A., Da Tiziano a Tiziano. Mito  e allegoria nella cultura veneziana del cinquecento, Bulzoni, Roma 1988, pp. 125, 126; Russoli F., (a cura di), 50 capolavori dell’Accademia Carrara, Ist. Italiano di Arti Grafiche, Bergamo 1962

Annotazioni redazionali: prima del 1934 l’opera generalmente veniva attribuita a Giorgione. Dal 1934, quando il Suida attribuì l’opera alla giovinezza di Tiziano, quasi tutti gli studiosi concordano sull’attribuire l’opera al Vecellio. Tiziano per la realizzazione dell’opera molto probabilmente ha guardato alle illustrazioni delle edizioni dell’Ovide Moralisé o dell’Epitre d’Othea nelle quali il serpente compare in forma di drago. In primo piano infatti l’artista ha raffigurato la giovane Euridice, vestita di bianco, mentre si accascia per il morso al tallone di quello che non è un serpente ma un’animale con un lungo collo che termina con una sorta di becco e una lunga coda. In secondo piano si vede la stessa fanciulla mentre viene risucchiata indietro verso un antro roccioso dopo che Orfeo, che è a pochi passi da lei, si è voltato a guardarla contravvenendo al patto stipulato con i signori dell’Ade, come riportano quasi tutte le fonti classiche. Orfeo regge nella mano sinistra uno strumento musicale, mentre si porta la mano destra dietro al capo e il viso è rivolto all’indietro. Sullo sfondo c’è una struttura a forma di cono con delle strutture a palafitta di fianco. Alla  struttura a cono si accede tramite delle scalinate concave sulle quali sono visibili forse delle anime, mentre l’interno è lambito da fiamme. Sicuramente in questo modo Tiziano ha voluto rappresentare la città infernale, anche perché la stessa struttura è avvolta da fumo. Sempre sullo sfondo ma dalla parte opposta si vede un esteso paesaggio con un campanile, forse il campanile di Piazza San Marco a Venezia. C’è quindi quasi una sorta di contrapposizione tra il mondo dei viventi da una parte e il regno di Plutone dall’altra.

Maria D’Adduogo