26: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera: morte e restituzione di Euridice

Autore: Thomas Wayles

Datazione: 1493

Collocazione: Parigi, Bibliotheque National, da un manoscritto de l’Ovide Moralisé, fol. 131r.

Committenza: Anthoine Vérard

Tipologia: incisione

Tecnica: bulino

Soggetto principale: Euridice viene restituita ad Orfeo

Soggetto secondario:  Euridice morsa dal serpente

Personaggi: Orfeo, Euridice, Cerbero, demone, Issione

Attributi: arpa (Orfeo); serpente (Euridice); ruota (Issione)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Friedman J. B., Orphée au Moyen Âge, Editions du Cerf, Parigi 1999, pp. 179-248

Annotazioni redazionali: la lettura di questa incisione tratta da un manoscritto dell’Ovide Moralisé procede in senso orario. Sullo sfondo a destra una figura femminile in abiti rinascimentali incede e viene morsa al piede da uno strano animale che anche in questo caso non è il serpente ma più probabilmente un drago: è Euridice che, come dicono le fonti, vagando per i prati calpestò inavvertitamente un serpente nascosto tra l’erba e morì. In primo piano la continuazione della storia: Orfeo, riccamente abbigliato, con lunghi capelli e un copricapo con piuma, sta suonando l’arpa. In questo caso la sua preghiera per riavere la moglie avviene fuori dai luoghi infernali. Vicino ai suoi piedi c’è Cerbero, il cane a tre teste, teste che sono di tre animali differenti non facilmente riconoscibili. Oltre ad avere tre teste il cane ha anche tre corpi. A destra sulla soglia di un castello, del quale è visibile anche una torre, c’è Euridice con le braccia conserte e con un piede che è appena fuori dalla soglia stessa. Dietro di lei un essere infernale alato, con gambe pelose, una coda, zampe di animale e con un volto sul busto. Il demone accompagna Euridice fuori dall’Ade. L’interno di quest’ultimo è avvolto da fiamme che fuoriescono anche da una finestra in alto. Dietro il demone si vede un calderone. Fuori, sullo sfondo a sinistra si vede un altro personaggio delineato in modo sommario che è seduto e sta toccando una ruota: è Issione che nell’Ade è legato ad una ruota che gira in eterno. Scrive Ovidio (Metamorfosi, X, 42-43) che all’accorata supplica di Orfeo anche Issione si dimenticò per un momento della pena che stava scontando. L’illustratore ha raffigurato all’aperto ciò che secondo le fonti avviene nel mondo delle tenebre.      

Maria D’Adduogo