23: Orfeo e Euridice

Titolo dell’opera: Aristeo ed Euridice

Autore: Jacopo di Arcangelo detto Jacopo del Sellaio (1442-1493)

Datazione: ca. 1480

Collocazione: Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: tavola (174×57 cm)

Soggetto principale: Euridice viene morsa dal serpente mentre è inseguita da Aristeo

Soggetto secondario:  Euridice trasportata agl’Inferi

Personaggi: Aristeo, Euridice, altri personaggi

Attributi: serpente (Euridice)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: www.rastko.org.yu

Bibliografia: Schubring P., Cassoni. Truhen und truhenbilder der italianischen fruhrenaissance: ein beitrage zur profanmalerei in Quattrocento, Verlag von Karl W. Hiersemann, Leipzig 1915, p. 304; Berenson B., Italian pictures of the renaissance. Florentine school, vol. 1, Phaidon, Londra 1963, p. 198

Annotazioni redazionali: Jacopo del Sellaio, artista noto soprattutto per le sue opere religiose, ha realizzato un ciclo di tre tavole utilizzate come pannelli di cassone, con la storia di Orfeo ed Euridice. La storia comincia sul primo pannello dove Orfeo è raffigurato mentre suona e ammansisce gli animali. Nel secondo pannello, l’artista rifacendosi a Virgilio (Georgiche, IV) mostra il pastore Aristeo che insegue la ninfa Euridice. La scena si svolge in un paesaggio naturale, ricco di vegetazione e corsi d’acqua. Al centro Aristeo vestito di arancione incede con un bastone da pastore nella mano sinistra. Un gregge alla sua destra e un cane indicano quella che era la sua occupazione. Euridice sta fuggendo ma un lungo serpente la morde al tallone. All’estrema destra del dipinto, oltre un fiumiciattolo che continua a scorrere anche sul fondo del dipinto, c’è una grotta all’ingresso della quale stanno entrando due personaggi non identificabili che trasportano il corpo ormai senza vita di Euridice. Sullo sfondo a sinistra, oltre il gregge, alcuni personaggi intenti a conversare tra loro. L’opera di Jacopo del Sellaio è l’unica che mostri il trasporto agl’Inferi di Euridice ormai morta.

Maria D’Adduogo