Titolo dell’opera: Orfeo ed Euridice sulla terra
Autore:
Datazione: XV secolo
Collocazione: Erlangen, Bibliothèque universitarie, da un manoscritto de l’Epître d’Othea à Hector di Christine de Pizan, Ms. 2361, fol. 89v.
Committenza:
Tipologia: illustrazione
Tecnica: miniatura
Soggetto principale: Aristeo guarda Euridice morta
Soggetto secondario: Orfeo incanta gli animali
Personaggi: Euridice, Aristeo, Orfeo
Attributi: arpa(Orfeo); drago (Euridice)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Campbell, P.G.C., L'Epître d'Othea. Etude sur les sources de Christine de Pisan, Paris 1924; Mombello G., Per un'edizione critica dell’ "Epistre Othea" di Christine de Pizan, in “Studi francesi”, 8, 1964, pp. 401-417; Carrara E., Mitologia antica in un trattato didattico-allegorico della fine del Medioevo: l’Epistre d’Othea di Christine de Pizan, in “Prospettiva”, 66, 1966 (aprile), pp. 67-83; Mombello G., La tradizione manoscritta dell' "Epistre Othea" di Christine de Pizan. Prolegomeni all' edizione del testo, in “Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino. Classe di Scienze Morali, Storiche, e Filologiche”, Torino 1967; Wisman J.A., Manuscrits et éditions des oeuvres de Christine de Pisan, in “Manuscripta”, 21, 1977, pp. 144-153; Christine de Pizan, Epître Othea, ed. critica a cura di Parusa G., Droz, Genève 1999; Friedman J. B., Orphée au Moyen Âge, Éditions du Cerf, Parigi 1999, pp. 179-248
Annotazioni redazionali: come nelle illustrazioni di manoscritti dell’Epître di anni precedenti anche in questo caso la miniatura mostra due episodi in un’unica immagine. Questo tipo di narrazione sarà ripreso anche dagli illustratori di testi a stampa cinquecenteschi. In primo piano una figura femminile distesa al suolo, in abiti medievali, con le braccia incrociate sul ventre e gli occhi chiusi come se stesse dormendo: è Euridice morta per il morso del serpente. Quest’ultimo è raffigurato dietro di lei come una sorta di drago a quattro zampe con lunga coda, come nelle miniature di età medievale. In piedi, accanto ad Euridice, vi è il pastore Aristeo, colui che con il suo atteggiamento ha causato la fuga e di conseguenza la morte della donna. Aristeo ha un abito di foggia sicuramente medievale, un copricapo e regge con la mano destra un bastone da pastore. In secondo piano Orfeo, al suono di quella che è un’arpa e non una lira, incanta gli animali che ha dinanzi: varie specie di volatili, un cervo, un cinghiale e un cane sono come ipnotizzati dalla musica del cantore. Dietro di lui è ben visibile una cavità in una roccia: è l’ingresso del mondo infernale dal quale il cantore è appena risalito. A guardia dell’ingresso vi è anche un demone. Sullo sfondo, in un paesaggio naturale, è raffigurato un castello, quindi l’ambientazione è medieval cortese. L’illustratore ha raffigurato i due episodi omettendo i due maggiormente raffigurati ovvero la supplica di Orfeo a Plutone e Proserpina per riavere la moglie e la perdita definitiva di Euridice, risucchiata nuovamente negl’Inferi. L’episodio di Orfeo che perduta la moglie canta il suo dolore e ammansisce gli animali si trova in Virgilio (Georgiche, IV), anche se in questo caso l’espressione e il volto di Orfeo non sembrano tradire sentimenti di disperazione.
Maria D’Adduogo