Titolo dell’opera: Orfeo e Euridice agl’Inferi
Autore:
Datazione: I secolo a.C. ca.
Collocazione: Città del Vaticano, proveniente da Ostia
Committenza:
Tipologia: dipinto parietale
Tecnica: affresco
Soggetto principale: Orfeo si è voltato a guardare Euridice
Soggetto secondario:
Personaggi: Orfeo, Euridice, Janitor, Plutone, Cerbero, personaggio maschile
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Nogara B., Le nozze Aldobrandine. I paesaggi con scene dall’Odissea e le altre pitture murali antiche conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana e nei Musei Pontifici, Ulrico Hoepli, Milano 1907, pp. 63, 68-70, tav. 43; Reinach S., Répertoire de peintures grecques et romaines (RPGR), Éditions Ernest Leroux, Parigi 1922, p. 200; Schwarz G, ad vocem "Eurydike, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC)”, vol. IV, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo e Monaco 1994, pp. 98-100
Annotazioni redazionali: nel 1865 durante degli scavi condotti nella città di Ostia, furono scoperti tre sepolcri lungo un’antica via che da Ostia conduceva a Laurento. Nel primo sepolcro fu ritrovata la scena con Orfeo ed Euridice agl’Inferi, che doveva girare con altre scene tutt’intorno alle pareti. Il sepolcro da cui questa pittura fu tolta, per il genere di costruzione e per le iscrizioni che vi furono trovate fu datato al primo secolo a. C.. L’affresco dipinto sopra una parete di color rosso, era incorniciato da due strisce rettangolari, l’interna nera, l’esterna bianca, ornata da una linea spezzata a zig-zag di color nero. Il fondo della scena è azzurro, il suolo brunastro. La luce viene da sinistra e tutte le figure che compongono la scena sono rivolte verso sinistra, dove nell’angolo estremo, appaiono tre scalini ed una porta ad arco, con i due battenti aperti verso l’interno. Davanti alla porta, si vede il cane a tre teste Cerbero, con una lunga coda che tocca il suolo. Dopo il cane vi è un personaggio maschile, un giovane, seduto sopra uno scoglio, che sembra tenere un bastone o pedo, e, sopra il suo capo si legge in lettere ormai quasi svanite IANITOR. Poco più dietro vi è un altro personaggio maschile, stante, in atto di camminare verso sinistra, con le braccia sul davanti come se stesse reggendo qualcosa. È vestito di una penula e sopra il capo è scritto il suo nome: ORPHEUS. Egli volge il viso a destra, fissando una donna che lo segue a breve distanza e che alza le braccia e le allarga come in segno di spavento, così come del terrore è visibile sul suo volto. La donna porta un lungo chitone senza maniche che ha una lunga striscia bianca nel mezzo, dal collo fino ai piedi e, tiene avvolto alla cintura una specie di mantello, un lembo del quale le pende dal braccio sinistro. Accanto al viso della donna, a sinistra, è scritto il nome: EYRYDICE. Ancora, dietro la donna, è seduto sopra un piccolo tumulo con le gambe incrociate un uomo con il busto avvolto in un corto mantello, che gli lascia scoperti la spalla e il braccio sinistro. Tiene le mani sul ginocchio destro ed è intento a lavorare a qualcosa. Dietro questo personaggio vi è un animale dal pelo nerastro, dal muso lungo, dal capo e dalle orecchie abbassate, che somiglia ad un asinello che mangia quelle che sembrano delle piccole foglie che escono dalle mani del personaggio maschile seduto. Sul fondo dell’opera appaiono altre due figure sedute, ormai quasi completamente svanite. Di quella a destra , che siede più alta mancano le spalle e la testa e, si vedono solo il manto e forse l’avambraccio destro (Nogara, 1907). Quella a sinistra regge con la sinistra uno scettro e protende leggermente la destra, come ad indicare la scena che si svolge dinanzi. Accanto a questo personaggio, con lettere ormai quasi totalmente scomparse compare il nome PLVTON. Tutta la composizione e i vari personaggi non lasciano dubbi sul significato della scena: Orfeo infrangendo il patto stipulato con Plutone e Proserpina, si gira a guardare la moglie Euridice quando sono ancora negl’Inferi, per cui la donna vi viene trattenuta. L’affresco mostra proprio questo momento della vicenda: Orfeo, che sta suonando la lira che in questo caso è quasi del tutto scomparsa, e muove il passo verso l’uscita, si gira verso la moglie. Quest’ultima solleva e allarga le braccia, mostrando un espressione di spavento. Secondo Nogara (1907) la pittura sarebbe ispirata al IV libro delle Georgiche di Virgilio. Orfeo ed Euridice costituiscono il centro della rappresentazione, mentre le altre figure servono per illustrare meglio il luogo e i personaggi della scena. Le due figure sedute sullo sfondo e ormai poco visibili sono Plutone e Proserpina, signori del regno dell’oltretomba, che hanno imposto il patto ad Orfeo e che sorvegliano perché sia rispettato (Nogara, 1907). Invece il personaggio seduto, a destra, seguito dall’animale che sembra un asino, sarebbe Ocno, il quale affaticandosi per arricchirsi quando era in vita e non badando alla moglie che tutto gli consumava, nell’Ade è condannato a intrecciare una coda di giunchi, che un asino gli va man mano divorando. A sinistra, la porta con i battenti spalancati è la porta degl’Inferi, a significare che la coppia di coniugi era prossima all’uscita dai luoghi infernali. Secondo Nogara (1907) singolare è la presenza di Ianitor.
Maria D’Adduogo