Titolo dell’opera: Orfeo agl’Inferi
Autore:
Datazione: 330-310 a.C.
Collocazione: Monaco, Antikensammlungen
Committenza:
Tipologia: cratere a volute
Tecnica: pittura a figure rosse
Soggetto principale: Orfeo suona la lira presso il palazzo infernale
Soggetto secondario:
Personaggi: Orfeo, Proserpina, Plutone, Megara, Heraklidai, Teseo, Piritoo, Sisifo, Hermes, Eracle Cerbero, Erinni, personaggio maschile, personaggio femminile
Attributi: cetra (Orfeo); calzari alati, caduceo (Hermes); clava, pelle di leone (Eracle)
Contesto: ambiente interno
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: www.perseus.tufts.edu
Bibliografia: Ducati P., Storia della ceramica greca, Fratelli Alinari, Firenze 1922, pp. 457-459; Pensa M., Rappresentazioni dell’oltretomba nella ceramica apula, “L’erma” di Bretschneider, Roma 1977, pp. 23, 42; Aellen C., A la recherche de l’ordre cosmique. Forme et fonction des personnifications dans la céramique italiote, Akanthvs, Zurigo 1994; Garezou M. X., ad vocem Orpheus, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC)”, vol. VII, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo e Monaco 1994, pp. 81-83, 88, 89
Annotazioni redazionali: il cratere proviene da una tomba scoperta a Canosa in Puglia. La decorazione del lato nobile mostra una rappresentazione degli Inferi, i cui elementi sono comuni ad altri vasi apuli, come quello proveniente da Ruvo, sempre in Puglia, e oggi conservato a Karlsruhe (Cfr. scheda opera 02). Intorno, sono disposte secondo tre fasce le figure proprie dell’Averno ellenico (Ducati, 1922). Al centro un tempietto a sei colonne ioniche dal cui soffitto pendono due ruote. All’interno vi sono due figure: una femminile coronata, stante, con una fiaccola a quattro bracci e, una figura maschile, barbata, in vesti orientali, seduta in trono, con nella mano sinistra un lungo scettro sormontato da un uccello. Dovrebbero essere Plutone e Proserpina che ascoltano la supplica di Orfeo. Quest’ultimo è raffigurato a sinistra del palazzo infernale, con tiara e vesti orientali, intento a suonare la cetra. In alto, a sinistra del tempietto, due giovani stanti e una figura femminile velata e seduta, accanto ad una fontana ad edicola. Marina Pensa (1977) li riconosce come Megara e gli Herakleidai. Tale identificazione era già stata data da Ducati (1922), che vedeva nella donna Megara, la moglie di Eracle e nei due giovani i figli uccisi dall’eroe impazzito. Di fianco alla figura di Orfeo, un giovane stante, nudo, che si incorona, con accanto una figura femminile che tiene per mano un bambino che si tira dietro qualcosa, una sorta di giocattolo. Secondo Ducati (1922) questa famiglia alluderebbe ai Campi Elisi. A destra del tempietto, in alto, due giovani nudi con petasos e spada in atto di conversare tra loro. Accanto una figura femminile seduta che tiene in mano una spada sguainata. Sono stati riconosciuti come Dike, Teseo e Piritoo (Pensa, 1977). Piritoo punito nel suo folle tentativo di rapire Proserpina, è costretto nell’Averno da eterna prigionia insieme con l’amico Teseo. Più sotto tre uomini barbati, di cui due seduti e con clamide e uno stante, con scettro e vesti orientali, in atto di conversare tra loro. Questi tre personaggi sono stati identificati come Eaco, Trittolemo e Radamante (Pensa, 1977), i tre giudici dell’Ade. Nel registro inferiore un uomo barbato, nudo, cerca di sostenere con entrambe le mani un macigno, incitato da una donna in chitonisco che è stata identificata come una furia poiché ha dei serpenti tra i capelli, una frusta nella mano destra e una corta lancia nella sinistra. Il gruppo è stato riconosciuto come Sisifo e una Erinni. Infatti Sisifo nell’Ade era stato condannato a spingere in eterno su per un pendio un masso che rotolava sempre giù. Segue un giovane con clamide, caduceo e calzari alati: è Hermes, in atto di indicare qualcosa al giovane seguente che ha una pelle leonina sul braccio, la clava e tiene per la catena un grosso cane a tre teste. Dovrebbero essere Eracle e Cerbero. Per terra, una base rotonda con la superficie bucherellata, poi una figura femminile con due fiaccole accese nelle mani e, un uomo con scettro, tiara e vesti orientali in atto di stendere la mano verso un macigno che incombe; sarebbero Hekate o una Erinni e Tantalo (Ducati, 1922). Sotto tutta la scena è raffigurato un corso d’acqua, identificabile con il fiume infernale.
Maria D’Adduogo