Titolo dell’opera: il palazzo degl’Inferi
Autore:
Datazione: 330 a.C. ca.
Collocazione: Napoli, Museo Nazionale
Committenza:
Tipologia: cratere a volute
Tecnica: pittura a figure rosse
Soggetto principale: Orfeo con il suono della sua cetra ha convinto Plutone e Proserpina a rendergli Euridice
Soggetto secondario:
Personaggi: Orfeo, Euridice, Plutone, Proserpina, personaggi femminili
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Pensa M., Rappresentazioni dell’oltretomba nella ceramica apula, “L’erma” di Bretschneider, Roma 1977, pag. 27, Garezou M. X., ad vocem Orpheus, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC)”, vol. VII, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo e Monaco 1994, pp. 81-83, 88, 89
Annotazioni redazionali: il cratere mostra Orfeo nell’Ade con la presenza probabilmente di Euridice. In alto da sinistra vi è una figura femminile stante, che si è appena tolta il velo, tenuta per il polso da un personaggio maschile con tiara, vesti orientali e cetra nella mano sinistra. Il personaggio maschile è Orfeo che ha riavuto Euridice ma continua a suonare la sua cetra. Fra i due un piccolo Eros volante che si aggrappa al collo di Orfeo. Segue una figura femminile stante con chitonisco, e fiaccola in ciascuna mano (Hekate), dietro cui è una pantera; sul fondo una phiale. Poi una figura femminile seduta su un trono con schienale, con un lungo scettro nella mano sinistra e, una figura maschile barbata, con clamide avvolta intorno alla parte inferiore del corpo e un lungo scettro nella destra. Sono Plutone e Proserpina ai quali il cantore tracio ha rivolto la sua supplica. Sul fondo due cerchi, due ruote o patere. Segue una figura femminile seduta, ammantata, con una spada nel fodero nella sinistra in atto di guardare verso un giovane nudo con petasos, seduto sulla propria clamide, con le mani legate dietro la schiena; sul fondo una spada nel fodero e un petasos (Dike e Peirithoos); per terra una phiale e un hydria. Nel registro inferiore, da sinistra: un giovane nudo stante, con clamide svolazzante, pilos e spada al fianco sinistro e un altro giovane con petaso e calzari, ambedue volti verso un giovane nudo con clava in atto di tirare con ambo le mani per la catena un cane a tre teste (Eracle e Cerbero). Quindi una figura femminile in chitonisco, appoggiata ad una roccia, in atto di sollevarsi il velo sulla spalla.
Maria D’Adduogo