49: Giove e Ganimede

Titolo dell’opera: Ratto di Ganimede

Autore: Pieter Paul Rubens (1577-1640)

Datazione: 1636-1638

Collocazione: Madrid, Museo del Prado

Committenza: Filippo IV, Re di Spagna

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (181 x 87 cm)

Soggetto principale: Giove, sotto forma di aquila, rapisce Ganimede

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove (sotto forma di aquila), Ganimede

Attributi: aquila (Giove); aquila, faretra con frecce (Ganimede)

Contesto: cielo

Precedenti: Pieter Paul Rubens, Ratto di Ganimede, bozzetto preparatorio, olio su tela (Cfr. scheda opera 48)

Derivazioni:

Immagini: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7a/Ganyrubn.jpg

Bibliografia: Alpers S., The decoration of the Torre de la Parada, Volume IX , London 1971, p. 78;Jaffè M., Rubens, catalogo completo, Rizzoli, Milano 1989; Bodart D., Pietro Paolo Rubens, De Luca Edizioni, Milano 1990, p. 142

Annotazioni redazionali: Rubens trail 1637 e il 1638 venne chiamato a realizzare la decorazione della Torre de la Parada, ossia delle 25 stanze del padiglione di caccia del Re spagnolo Filippo IV, realizzando una serie di schizzi per 112 dipinti con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. Rubens realizzò tutti i bozzetti e gran parte delle tele finali. Nell’inventario della Torre de la Parada del 1700 questo dipinto faceva pendant con una tela raffigurante Saturno. Il tema del Ratto era già stato trattato nel 1612 da Rubens (Cfr. scheda opera 45), che rielabora quest’opera, eliminando gli Dei sullo sfondo e le allusioni al ruolo di coppiere di Ganimede, per concentrarsi sulla tumultuosa ascesa del giovane verso il cielo, accentuandone gli effetti prospettici. La tela mostra Ganimede, avvolto dalle ali dell’aquila, che ascende all’Olimpo, muovendosi in modo agitato, quasi avvitandosi su se stesso, e che porta sulle spalle una faretra piena di frecce, che allude al suo ruolo di cacciatore (Ganfc17). La faretra ha una forma fallica, e si può ipotizzare che sia stata così eseguita per ricollegarsi al movente passionale che ha spinto Giove a rapire Ganimede. La tela finale presenta delle sostanziali differenze con il bozzetto preparatorio: l’aquila ha una posizione diversa, compare l’elemento della faretra, e la lingua dell’animale, che nello schizzo lambiva il corpo di Ganimede, è qui sostituita dalla cinghia che assicura la faretra al petto del giovane. L’attenzione focalizzata sul personaggio a discapito delle altre componenti del mito o di una descrizione dettagliata dello sfondo si ricollega a quanto già fatto dal Tempesta nelle sue incisioni delle Metamorfosi di Ovidio (Cfr. scheda opera 44). La figura di Ganimede riprende quella di uno dei figli del Lacoonte, gruppo marmoreo osservato da Rubens durante un suo viaggio a Roma.

Valentina Martinoli