41: Giove e Ganimede

Titolo dell’opera: Ratto di Ganimede

Autore: Bernard Salomon (1508-1561)

Datazione: 1557

Collocazione: Le Metamorphose d’Ovide figurèe, Lione 1557

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Ganimede rapito da Giove tramutatosi in aquila

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove (sotto forma di aquila), Ganimede

Attributi: aquila (Giove); aquila (Ganimede)

Contesto: paesaggio costiero

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://etext.lib.virginia.edu/latin/ovid/vasal1557/0138_h7r.html

Bibliografia: Alpers S., The decoration of the Torre de la Parada, Volume IX , London 1971, pp. 85-95; Guthmuller B., Mito, Poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 213-217, 219 e 232;

Annotazioni redazionali: Le xilografie di Bernard Salomon contenute nel manoscritto La Metamorphose d’Ovidee figurèe, edito a Lione nel 1557, servirono da modello per intere generazioni di illustratori di Ovidio, e restarono popolari in Europa occidentale anche dopo il 1500. Questo modello di rielaborazione poetico-figurativa fu accolto e sviluppato dal Symeoni nel suo Metamorfoseo d’Ovidio, figurato & abbreviato in forma d’epigrammi, che contiene, a parte poche eccezioni, le stesse xilografie del testo francese e quasi le stesse caratteristiche strutturali (Ganfr07), nonché dal Solis, nel suo Metamorphoses Ovidii, argumentis quidam soluta oratione…, le cui xilografie sono copie precise del Salomon in controparte con traduzione in tedesco dei poemi. Antonio Tempesta è a sua volta debitore nei riguardi di Salomon nel suo Metamorphoseon sive Transformationum Ovidianarum… (Cfr. scheda opera 44). Il testo è composto da 178 pagine divise nella tripartizione tipica degli emblemi: inscriptio (breve descrizione del soggetto trattato), pictura (illustrazioni delle più importanti metamorfosi narrate da Ovidio), subscriptio (versi aventi la forma dell’epigramma classico, che era la forma poetica consueta degli emblemi). Le singole ottave (attribuite a Barthelemy Aneau), costituiscono di volta in volta una poesia a sé, che può reggersi indipendentemente da ciò che la precede e la segue. I versi descrivono la favola rappresentata nella pictura. Qui i miti non sono spiegati in senso allegorico, la subscriptio ripete in un’altra forma il soggetto rappresentato nella pictura, senza interpretarlo; a questo testo manca la doppia funzione degli emblemi, raffigurare e interpretare. L’incisione ci mostra Ganimede trasportato sulla groppa dell’aquila in atteggiamento sereno e rilassato, e sullo sfondo un paesaggio costiero accuratamente descritto. Per la prima volta si dà pari importanza al testo e all’illustrazione; malgrado la piccola scala delle figure, Salomon inserisce molti dettagli che rendono la scena quasi “affollata”.

Valentina Martinoli