31: Giove e Ganimede

Titolo: Il ratto di Ganimede

Autore: Giovanni Bernardi (1496-1553)

Datazione: 1533 ca.

Collocazione: Ravenna, Museo Nazionale

Committenza:

Tipologia: placchetta

Tecnica: rilievo in bronzo (6,2 x 8,3 cm)

Soggetto principale: il ratto di Ganimede

Soggetto secondario:

Personaggi: Ganimede, Giove

Attributi: aquila (Giove, Ganimede)

Contesto: sfondo di nubi

Precedenti: Michelangelo Buonarroti, Ratto di Ganimede, disegno a carboncino, 1532, Cambridge, Fogg Art Museum (Cfr. scheda opera 30)

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Martini L. (a cura di ), Piccoli bronzi e placchette del Museo Nazionale di Ravenna, Cassa di risparmio di Ravenna, Ravenna 1985, pp 182-183; Donati V., Pietre dure e medaglie del Rinascimento: Giovanni da Castelbolognese, Belriguardo, Ferrara  1989, ; Rossi F. (a cura di ), Rassegna della placchetta artistica dal XV al XVII secolo, s.e., Milano 1984; Marongiu M. (a cura di), Il mito di Ganimede prima e dopo Michelangelo, Mandragora, Firenze 2002, pp 80-81.

Annotazioni redazionali: Il rilievo in esame fa parte di una serie di nove placchette in bronzo (oggi conservate in diversi musei europei e statunitensi) realizzate nel corso del XVI secolo per calco da un cristallo di rocca e attribuite per la prima volta a Giovanni Bernardi dal celebre storico dell’arte francese Emile Molinier. Esecutore del cristallo originale, purtroppo disperso, fu infatti il Bernardi, intagliatore e incisore emiliano trasferitosi a Roma dal 1530, al quale il cardinale Ippolito dè Medici commissionò l’opera dopo aver visto il disegno raffigurante il Ratto di Ganimede donato da Michelangelo nel 1532 al nobile patrizio romano Tommaso dè Cavalieri. Testimonianza significativa di questa committenza è una lettera che il Cavalieri inviò all’artista fiorentino nel settembre del 1533: “Il cardinale dè Medici ha voluto vedere tutti li vostri disegni, e sonnogli  tanto piaciuti che voleva far fare quel Titio e’l Ganimede in cristallo; e non ò saputo far sì bel verso che non habbia fatto far quel Titio e ora il fa maestro Giovanni”. L’originale michelangiolesco è andato sfortunatamente perduto, ma se ne conserva una replica considerata autografa al Fogg Art Museum di Cambridge (Cfr. scheda opera 30) e la placchetta del Bernardi ne rappresenta la prima copia documentata nonché l’esemplare più antico di copia parziale, limitata cioè al gruppo protagonista.  Da un punto di vista strettamente compositivo il rilievo in esame mostra infatti numerose affinità stilistiche e iconografiche con il foglio michelangiolesco. L’intera superficie della placchetta è occupata dal gruppo con Ganimede e l’aquila in volo tra una coltre di nubi vaporose. L’enorme uccello afferra con gli artigli i polpacci del fanciullo che sembra aggrapparsi con decisione al collo del volatile e formare nel contatto un unico corpo. Il pezzo, originariamente ovale, appare oggi grossolanamente ridotto in forma ottagonale e modificato quindi anche nelle dimensioni originarie che, attraverso un confronto con gli altri nove esemplari identici, possiamo definire approssimativamente di 7 x 9 cm. Il rilievo appare inoltre danneggiato nella parte superiore per l’inserimento di un occhiello.    

Gabriella D’Onofrio