27: Giove e Ganimede

Titolo dell'opera: Il ratto di Ganimede, Atti in pino, Ciparisso e il cervo

Autore:

Datazione: 1522 ca.

Collocazione: Niccolò degli Agostini, Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar, Venezia 1522, f. 122r

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Ciparisso e il cervo, il ratto di Ganimede, Atti in pino

Soggetto secondario:

Personaggi: Ciparisso in cipresso, cervo, Apollo, Ganimede, aquila/Giove, Atti in pino

Attributi: corpo in forma di tronco di cipresso, pugnale, lancia conficcata nel corpo del cervo (Ciparisso); arco (Apollo); corpo in forma di tronco di pino (Atti)

Contesto: campagna con una città fortificata sullo sfondo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: 

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: Si tratta di un’incisione singolare, dal momento che riunisce tre diversi miti successivi narrati nel X libro delle Metamorfosi ovidiane. Sulla sinistra si riconosce una figura maschile condotta in cielo da un enorme uccello, probabilmente un’aquila: dovrebbe esser qui raffigurato il mito di Ganimede della stirpe di Ilo, giovane del quale s’innamorò il re degli dei, che, trasformandosi in un’aquila, lo condusse sull’Olimpo, per farne il suo coppiere (Metamorfosi, X, 155-161). Al centro, invece, è rappresentato un tronco d’albero terminante in un volto di giovane, con fronde costituite d’aghi: sembra si tratti del mito Atti, eunuco la cui trasformazione in pino in onore di Cibele viene solamente accennata nelle Metamorfosi (X, 103-105), e di cui, perciò, non si conoscono molte immagini ed una specifica tradizione iconografica. Infine, a terra, dietro al tronco del pino-Atti, è raffigurato un cervo di grossa mole, trafitto da una lancia, con accanto un tronco d’albero terminante in un volto di giovane, con un pugnale nell’unica mano che ancora ha, affiancato da un personaggio caratterizzato dall’arco. La presenza del cervo morente permette di identificare il giovane trasformato in albero, sulla destra, con Ciparisso (Metamorfosi, X, 106-142). Il giovane dell’isola di Cea, infatti, durante una battuta di caccia, uccise involontariamente il cervo a lui caro, e, come afferma Agostini (Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar, Venezia 1522), “si penso di morir per il dolore”. La presenza del pugnale nella mano ancora umana del giovane, potrebbe, allora, voler tradurre visivamente proprio questo passo del racconto. Nella traduzione volgare della fonte classica ovidiana, inoltre, si specifica che Apollo, innamoratosi di Ciparisso, accorse presso di lui per consolarlo della perdita del cervo, ed, in effetti, qui lo vediamo raffigurato, con il caratteristico arco, all’estrema destra della xilografia. Poiché, però Ciparisso era inconsolabile, e chiedeva di poter piangere la perdita dell’animale in eterno, venne trasformato da Giove in un albero di cipresso. Perciò, nell’illustrazione il suo corpo ha già assunto la forma di tronco d’albero, ed Apollo al suo fianco ci ricorda anche che per sua esplicita volontà il cipresso divenne da allora simbolo del dolore per la morte di qualcuno. I tre miti, in conclusione, non sono qui rappresentati secondo la successione narrativa: l’artista ha preferito, piuttosto, porre al centro Atti in pino, proseguendo a destra con la raffigurazione dell’episodio di Ciparisso, per riprendere poi l’illustrazione dei miti del decimo libro delle Metamorfosi a sinistra, con il ratto di Ganimede, che nel testo segue appunto quello del giovane dell’isola di Cea amato da Apollo. L’incisore, perciò, non ha adottato in questo caso una composizione di tipo narrativo, in cui vari momenti successivi di un mito vengono inseriti all’interno di uno stesso contesto. Egli ha preferito fissare i momenti salienti dei tre diversi miti, che permettessero al lettore di riconoscere immediatamente la corrispondente vicenda nel testo scritto: per quello di Ganimede il momento del ratto; per quello di Atti la fase della metamorfosi in pino; ed infine il momento della metamorfosi in cipresso per Ciparisso. In questo caso, tuttavia, l’artista è stato costretto ad inserire altri particolari, e quindi ad operare una sorta di fusione tra le diverse fasi del mito, per facilitare l’identificazione dell’episodio, ed evitarne la confusione con altri. Così, rispetto al precedente iconografico dell’illustrazione del mito nell’edizione volgare del Bonsignori, egli ha fuso i due momenti raffigurati in primo piano: il compianto del giovane Ciparisso sul cervo ferito, con l’avvenuta trasformazione in albero, sotto lo sguardo sorpreso e rassegnato ad un tempo di Apollo innamorato.

Elisa Saviani