15: Giove e Ganimede

Titolo dell’opera: Acquario

Autore:

Datazione: 840 d.C. ca.

Collocazione: Leida, Biblioteca della Rijksuniversiteit, Codex Voss. Lat. Q 79, fol. 48v.

Committenza:

Tipologia: illustrazione

Tecnica: miniatura

Soggetto principale: Costellazione dell’Acquario

Soggetto secondario:

Personaggi: Acquario

Attributi: berretto frigio, anfora (Acquario-Ganimede)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni: xilografie di Jacob De Gheyn, contenute nel Syntagma Arateorum di Hugo Grotius, Leida 1600, conservato a Leida, Biblioteca della Rijksuniversiteit

Immagini:

Bibliografia: Marongiu M., Il mito di Ganimede: prima e dopo Michelangelo, Mandragora Firenze 2002, p. 54

Annotazioni redazionali: I Phenomena di Arato, sono un’opera astrologica composta verso il 275 a.C. basata sull’opera omonima di Eudosso di Cnido. Laddove Eudosso proponeva la prima organizzazione sistematica delle costellazioni, Arato contribuì alla diffusione di tali conoscenze mitologizzando le stelle mobili e le stelle fisse. In entrambe le opere le costellazioni sono immaginate come se le stelle che le compongono fossero unite da linee immaginarie, e da qui, per identificarle, la loro posizione viene assimilata all’iconografia di una figura mitologica. La versione latina dei Phenomena diede origine ad una serie di manoscritti redatti in epoca carolingia che gli studiosi hanno chiamato, dal suo autore, Aratea; fra questi troviamo anche il Ms. Voss. lat. Q 79 conservato a Leida. La miniatura dell’Acquario è probabilmente la più antica immagine in cui il giovane troiano rapito da Giove viene identificato con l’undicesimo segno zodiacale. Come ricordato dal testo di Arato e dalle successive opere di carattere astrologico e didascalico (Ovidio Ganfc22, Manilio Ganfc20, Igino Ganfc32), Giove per ricompensare Ganimede della sua bellezza lo fece coppiere degli dei e gli concesse l’immortalità collocandolo tra gli astri. L’unico attributo certo che permette di rapportare il segno zodiacale alla sua origine mitologica è il berretto frigio, che identifica il fanciullo come appartenente alla stirpe troiana. Oltre al copricapo, il personaggio porta un velo svolazzante, delle calzature e delle brache. Proprio quest’ultimo indumento, essendo peculiare delle popolazioni “barbare”, specie di quelle mediorientali, potrebbe alludere ancora all’origine asiatica di Ganimede. Per il resto la figura seminuda dell’ Acquario è colta nel caratteristico atto del versare da un’anfora.

Dario Iacolina