09: Giove e Ganimede

Titolo dell’opera: Ganimede offre da bere all’aquila

Autore: artista romano 

Datazione: I secolo d.C.

Collocazione: Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Committenza:

Tipologia: cammeo

Tecnica: figure a rilievo in agata su fondo in onice (31 x 20 mm)

Soggetto principale: Giove, sotto forma di aquila, si abbevera dalla coppa tenuta da Ganimede

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove, Ganimede

Attributi: aquila (Giove); coppa, aquila (Ganimede)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Il mito di Ganimede prima e dopo Michelangelo, a cura di Marongiu M., Mandragora, Firenze 2002, pp. 48-49; Sichtermann H. ad vocem “Ganimede”, in Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1960, vol. III; Hall J., Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi&C., Milano 1983, p. 189; Sichtermann H., ad vocem “Ganymedes” in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurich, Munchen 1988, vol. IV, pp. 154-169

Annotazioni redazionali: Oltre al momento del ratto vero e proprio, anche questo passaggio poco narrativo del mito dovette godere di grande fortuna, specie a partire dall’età ellenistica. Ganimede è rappresentato seduto su una roccia mentre tiene con la mano sinistra una tazza, da cui Giove, sotto forma di aquila, si abbevera. Questo tipo di rappresentazione, allude implicitamente a tutte le fasi del mito anche se non ne rappresenta una ben precisa: Ganimede che porge da bere, si riferisce alla funzione di coppiere degli dei, al cui rango verrà elevato dopo essere stato portato sull’Olimpo; l’aquila, invece, allude al momento del ratto vero e proprio, quando Giove si trasforma per ghermire il giovane. Questo tipo di tema sarà molto utilizzato in gemme e sarcofagi, anche se non mancano esempi nella statuaria antica (Cfr. scheda opera 11). La gemma in esame appartenne a Fulvio Orsini, bibliotecario e antiquario di casa Farnese, il quale lasciò in eredità nel 1600 la sua intera collezione d sculture, iscrizioni, monete e gemme al duca Odoardo Farnese. Gran parte della raccolta glittica dell’Orsini arrivò a Napoli con le gemme medicee, divenute proprietà dei Farnese tramite Margherita d’Austria, vedova di Alessandro de’ Medici e poi sposa di Ottavio Farnese.

Claudia Porzio