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1375-1377

GIOVANNI dei BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos vulgare, Lib. X., capp. 16-18

(Testo tratto dall’edizione a stampa del 1497)

 

Cap. XVI, De Ganymede

Torna Ovidio ad ordine suo e dice che avendo Orpheo disposte le corde de la cithera al suo cantare, cantava e sonava in mezo di quelli arbori et chiamato che have lo aiuto de Apollo e de Calliope si cominciò a cantare di Iove e si cantava de le sue bataglie; et come combate con li giganti, et cantava lo suo ilicito amore operato con li gioveni e con le giovene. Imperciò che fuo uno gioveneto troiano chiamato Ganimede et fo de linea troiana e di thracia. E dice che Iove giacque con Eletra decui ingenerò Dardano che generò Erithonio; et Erithonio generò Troe et Troe generò Illio et Illio Asaraco. Troe decui è dito genero Ganymede che viene fratello a Illio. Del dito Ganymede se innamorò Iove et perciò discese dal cielo in forma de una aquila et rapì Ganymede, et portolo in cieloe si lo fece suo pincerna cioè ministro de la sua tavola; e puoselo in signo celeste elquale officio havea in pri Ebe figliuola de Iuno et per toglierli quello officio sili trovò cagione.

 

Cap. XVII, Alegoria de Ganymede rapto in cielo

Questo se poria redur a singula moralità. Ma perchè Sancto Agustino dice questa historia ad literam nel libro de civitate dei, et perciò non saria licito narrarla in altra forma. Sancto Agustino dice che Iove fo re de la isola de Candia. Costui fuo inamorato de Ganimede figliolo di Troe. Andò adonque Iove contra la cita nel laquale era Ganimede con lhoste sua armata et nele sue bandiere portava laquila et perciò se dice tranformato in aquila. Iove robo Ganimede per forza et si lo uso aluso contra natura, et perciò sancto Agustino apella Iove stupratore e guastator de la virginità de gioveni, et biasma che tali siano adorati et si el fece suo servitore de copa, e percio se dice pincerna de cielo.

 

Cap. XVIII, De Hebe et Ganymede

Volendo Iove dar lo officio a Ganymede cazo Hebe et uno dì quando Hene servia a tavola dinanci a Iove, Iove fece venir uno vento, per loquale cadero a Hebe le fembrie del suo vestimento et trasero si forte el vento che li cadero li panni di capo fino ali piei et molto le membra genitali. Onde Iove per questa cagione mostrò de esser sdegnato, et sì li tolse lo officio che havia, e delo a Ganyede. Alcuno savio dice che Iove falsificò el bever in lo bichier et incolpone Hene et per questo li tolse lo officio. Poi convertì Ganymede in signo celeste, elquale è dito aquario, nelquale signo el sole sta uno mese. De Ganymede e dinanci alegorizato: ma perché Hebe erdesse lo officio so cussi el vero, imperciò che Hebe figliola de Iuno servia Iove de copa. Ma poi che viene Ganimede in corte, Iove afalso el beveragio come è dito et ciò significa el vento che trasse; perchiò che alhora se volge senza difecto del servo abomina el servicio, et alhora vide in lui tuti li luochi vituperevoli, et sdegnase per lo pessimo animo elquale egli ha contra el servo nonostante che sia senza colpa.