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II sec. d.C.

ACHILLE TAZIO, Leucippe e Clitofonte, II, 36-38

[parla Menelao] (...) Due specie di bellezza credo che esistano tra gli uomini, la celeste e la volgare, come le dee largitrici della bellezza. Ma la celeste si cruccia, quando è legata a una bellezza mortale e cerca di fuggire presto al cielo, la volgare si butta giù a terra e sta a lungo intorno ai corpi. Se bisogna anche prendere un poeta come testimone dell'ascesa della bellezza celeste, ascolta Omero, che dice:

"lui rapirono agli dei perchè facesse il coppiere

grazie alla sua bellezza, e con gli immortali vivesse".

Nessuna donna è salita mai al cielo per la sua bellezza (eppure non si può dire che con donne Zeus non abbia avuto rapporti), ma ad Alcmena toccò lutto ed esilio, a Danae arca e mare, Semele fu pasto del fuoco. Ma quando si innamorò di un ragazzo frigio, gli concesse il cielo, affinchè abitasse con lui e lo avesse coppiere del nettare: quella che prima gli faceva questo servizio fu invece privata di tale onore: era infatti se non mi sbaglio, una donna.

Io [Clitofonte]allora, interrompendolo: "Celeste piuttosto mi sembra -dissi- che sia la bellezza delle donne, in quanto non è soggetta a rapida distruzione: e vicino al divino è ciò che è indistruttibile: ciò che invece si muta, imitando nella sua corruttibilità la natura mortale, non è celeste, ma volgare. Si innamorò, tu dici, di un ragazzo frigio, e lo trasse su in cielo: ma la bellezza delle donne trasse giù dal cielo lo stesso Zeus. A causa di una donna una volta Zeus muggì, a causa di una donna una volta danzò la danza del Satiro e si trasformò in oro per un'altra donna. Faccia il coppiere Ganimede, ma insieme cogli dei beva Era, perchè una donna abbia come suo servitore un ragazzo. Sento compassione per il modo come il suo ratto: un uccello da preda scese su di lui, ed egli rapito in alto, subisce oltraggio, e somiglia a uno sottoposto alla violenza di un tiranno. E lo spettacolo è vergognosissimo, un ragazzo sospeso agli artigli di un uccello. Semele invece la porta su in cielo non un uccello da preda, ma il fuoco. E non meravigliarti che per mezzo del fuoco uno salga al cielo: così vi salì Eracle. Se poi tu trovi da ridere sull'arca di Danae, com'è che tu taci di Perseo? Ad Alcmena basta questo solo dono, che per causa di lei Zeus tenne nascosto il sole per tredci giorni. Ma se, messi da parte i racconti mitologici, bisogna parlare proprio del piacere effettivo, io, pur essendo un novizio, per avere avuto pratica con donne solo limitatamente agli incontri con quelle che vendono l'amore (altri forse potrebbero dirne di più, essendo iniziato a questi misteri), parlerò anche se abbia un'esperienza limitata. Il corpo della donna è tenero agli abbracci, le labbra sono morbidi per i baci. E per questo ha il corpo, nella stretta delle braccia e nelle carni, capace di aderire in tutto l'altro corpo, e chi si congiunge con lei è avvolto dal piacere. Posa sulle labbara i baci come sigilli e bacia con arte e sa rendere il bacio più dolce. Non solo infatti vuole baciare con le labbra, ma anche coi denti viene all'assalto, e intorno alla bocca di colui che la bacia si attacca come per divorarlo, e così i suoi baci mordono. Ha un suo particolare piacere anche il toccamento dei seni. Nel punto culminante della venere, si sfrena sotto l'assillo del piacere, tiene la bocca aperta mentre bacia e infuria. Le lingue in questo momento si incontrano l'una con l'altra e, come possono si sforzano anch'esse di di baciare: tu rendi maggiore il piacere offrendo la bocca aperta ai baci. Giunta presso il termine dall'atto venereo, la donna suole anelare sotto l'ardore della voluttà, e l'anelito insieme con lo spirito amoroso salendo fino alle labbra, si incontra col bacio che va errando e che cerca di scendere giù a fondo. Il bacio vogendosi indietro, insieme con l'anelito, e mescolandosi con esso, lo segue e ferisce il cuore, e questo, turbato dal bacio, palpita furiosamente, e se non fosse legato alle viscere, lo seguirebbe e si solleverebbe in alto fino ai baci. Invece i baci dei ragazzi sono rozzi, gli amplessi inesperti, la venere pigra, e, quanto a piacere, niente.

Allora Menelao: "Ma mi sembra che tu -disse- non sia un novizio, ma un vecchio nelle cose veneree, tante sono le raffinatezze femminili che ci hai profuse. A tua volta ascolta ora le cose che riguardano i ragazzi. Nelle donne tutto è artefatto, le parole come gli atti, e se qualcuna ti sembra che sia bella, è il faticoso artefizio dei cosmetici. Ed è la sua bellezza effetto di mirra o di tintura di capelli o anche di farmaci; e se la privi di tutti questi trucchi, somiglia al gracchio della favola, privato delle penne. Invece la bellezza dei ragazzi non è irrigata da olezzi di mirra nè da estranei e ingannevoli odori; ma più piacevolmente di tutti i femminili unguenti di mirra odora il sudore dei ragazzi. È possibile inoltre, anche prima dell'amplesso amoroso, incontrarsi con lui nella palestra e abbracciarlo apertamente, e non hanno nulla di vergognoso questi abbracci, e non ammollisce gli amplessi amorosi con la morbidezza delle carni, ma i corpi resistono l'uno all'altro e lottano per conquistare il piacere. Quanto ai baci, essi non hanno la perizia femminile, nè ricorrono per mezzo delle labbra all'incantesimo di frodi eccitanti, ma la bacia come sa, e non frutto di arte ma di natura i suoi baci. Questa immagine può dare l'idea del bacio del fanciullo: se il nettare si solidificasse e diventasse labbro, tali sono i baci che otterresti. Di baciare non ti sazieresti, ma quanto più te ne riempi, tanto più hai sete di baciare ancora, e non potresti staccare la bocca finchè per il piacere tu stesso sfugga i baci.