V-IV sec. a.C.
SENOFONTE, Simposio, VIII, 29-30
Zeus infatti, tutte le volte che si incapricciò della bellezza di donne mortali, dopo averle possedute le lasciò mortali come le aveva trovate, ma ogni volta che si innamorò d'anime belle, le rese immortali. Tra queste puoi contare Eracle e i Dioscuri, e si narra di molti altri. Così affermo che anche Ganimede fu da Zeus elevato all'olimpo, non a causa del corpo, ma dell'anima. Il nome stesso ne fa testimonianza, infatti si legge: ed egli rapito (ganytai) lo ascolta, il che significa: si rallegra nell'ascoltarlo. In un altro passo si legge e in mente ha saggi pensieri (medea), il che vuol dire avendo in mente prudenti disegni. Ora il nome di Ganimede essendo composto da questi due elementi (ganytai, medea) viene a significare non colui che piace per il suo corpo, bensì colui che piace per la sua saggezza: di qui l'onore che gli fu tributato tra gli dei.