VII-VI a.C. sec.
INNO OMERICO AD AFRODITE, V, vv. 202-214
In verità, il saggio Zeus rapì il biondo Ganimede
per la sua bellezza, affinché vivesse tra gli immortali
e nella dimora di Zeus versasse da bere agli dei
prodigio a vedersi, onorato da tutti gli immortali.
Attingendo il rosso nettare dal cratere d'oro.
Un dolore inconsolabile invase l'animo di Troo, che non sapeva
dove il turbine divino gli avesse rapito suo figlio:
da allora egli lo piangeva sempre, ininterrottamente.
E Zeus ebbe pietà di lui, e gli diede, in compenso del figlio,
cavalli dal rapido passo di quelli che portano gli immortali.
Questi gli diede perché li tenesse come dono, e ciò ch'era
Accaduto gli espose,
per mandato di Zeus, il messaggero uccisore di Argo:
che il figlio era immortale, e immune da vecchiezza, come gli dei
quando poi egli ebbe udito il messaggio di Zeus
smise di piangere, e si rallegrò nel suo animo:
e lieto si lasciava portare dai cavalli rapidi come la tempesta.