20: Giacinto e Apollo

Titolo dell'opera: Apollo e Giacinto

Autore: Andrea Appiani

Datazione: 1798-1800 ca.

Collocazione: Milano, Pinacoteca di Brera.

Committenza: conte Giacomo Sannazzari della Ripa

Tipologia: dipinto

Tecnica: affresco (staccato e riportato su tela)

Soggetto principale: Giacinto e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Giacinto

Attributi: diadema, mantello rosso (Apollo); disco (Giacinto)

Contesto: campestre

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Gentile F., Terra D., Brera, guida artistica, Firenze 1967; La Pinacoteca di Brera, Guide Artistiche Electa, Milano 1991, p. 86; Davidson Reid J., Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 582

Annotazioni redazionali: Questo affresco venne realizzato dall’Appiani come decorazione di una sala della casa del conte Sannazzari a Milano: decorazione che aveva come tema le Storie di Apollo, tratte per lo più dalle Metamorfosi di Ovidio. Per quanto riguarda l’affresco con Apollo e Giacinto,Appiani ha scelto di raffigurare la fase conclusiva del mito narrato da Ovidio (Metamorfosi, X, 162-219): infatti, Giacinto è qui sorretto da Apollo, e si nota il sangue che fuoriesce dalla sua fronte e sulla sua spalla, ma, soprattutto, davanti ai due protagonisti giace il disco, causa della morte del giovane. Come elemento che allude all’antefatto il pittore ha introdotto appunto, ponendolo in forte evidenza, il disco: Ovidio racconta, infatti, che Apollo, innamoratosi del bel Giacinto della Laconia, tralasciando tutte le sue occupazioni, trascorreva la maggior parte del tempo con lui, educandolo nelle varie discipline di cui egli era protettore, fra cui il lancio del disco. Un giorno, narra Ovidio, dopo essersi spogliati, e infatti nell’affresco Giacinto è nudo, e cosparsi d’olio secondo l’uso greco, i due avevano cominciato ad allenarsi nel lancio del disco. Apollo aveva lanciato per primo, e Giacinto si era offerto di correre a riprende il disco. Tuttavia il lancio del dio era stato così potente, che il disco, ricadendo sul terreno, era rimbalzato e aveva colpito Giacinto in pieno volto. Giacinto, quindi, è raffigurato dall’Appiani nel momento immediatamente successivo al colpo, e prima della metamorfosi nel fiore col suo nome, voluta da Apollo, affinché di lui rimanga memoria in eterno, ed in questo caso non vi è neppure un accenno, o anticipazione, da parte dell’artista circa tale metamorfosi. Per quanto riguarda la scelta della composizione, in chiaro stile neoclassico, si può ipotizzare che Appiani conoscesse l’affresco di identico soggetto del Domenichino, nella Loggia del giardino di Palazzo Farnese, tuttavia sembra che egli abbia voluto sottolineare soprattutto l’ultimo scambio di sguardi fra i due innamorati, accentuando l’aspetto sentimentale della vicenda. 

Elisa Saviani