17: Giacinto e Apollo

Titolo dell'opera: Apollo e Giacinto

Autore: Louis II de Boullogne

Datazione: 1688 ca.

Collocazione: Versailles, Museo Nazionale del Castello

Committenza: Luigi XIV, re di Francia

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (110 x 90 cm)

Soggetto principale: Giacinto e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Giacinto

Attributi: corona di alloro, faretra (Apollo); lira (Giacinto)

Contesto: bosco

Precedenti: Louis II de Boullogne, Apollo e Giacinto, disegno, Parigi (Cfr. scheda opera 16)

Derivazioni: 

Immagini:

Bibliografia: Caix de Saint-Aymour A., Les Boullogne, Parigi 1919, p. 258;Pigler A., Barockthemen, Budapest 1956, II, p. 30;Davidson Reid J., Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 582;Musee National du Château de Versailles. Les peintures, I, a cura di Constans C., Parigi 1995, p. 118

Annotazioni redazionali: Il dipinto in questione doveva essere utilizzato come sovrapporta in una delle sale del Trianon a Versailles, di questo conosciamo il disegno preparatorio, conservato al Louvre, che sembra sia stato perfettamente rispettato dall’artista. Per quanto riguarda il soggetto, riconosciamo con sicurezza Apollo dalla corona di alloro e dalla faretra dimenticata a terra accanto a lui: egli, dio della musica, sembra stia insegnando a suonare la lira ad un bel giovane. Ora, poiché gli amori maschili di Apollo sono solamente due, Ciparisso e Giacinto, e poiché Ciparisso è caratterizzato solitamente come cacciatore ed ha quasi sempre presso di sé il suo amato cervo, risulta chiaro che il bel giovane, intento nello studio della lira, va identificato con Giacinto. Non sembra però che l’artista per questo momento del mito di Giacinto si sia rifatto alla fonte ovidiana (Metamorfosi, X, 162-219), nella quale, al contrario, si sottolinea come Apollo avesse tralasciato tutte le sue occupazioni tradizionali, fra cui l’arco e la cetra, per accompagnare Giacinto a caccia. Piuttosto sembra di potervi riconoscere l’influsso del testo di Filostrato il Giovane, Immagini (14), nel quale si narrava di come Apollo, innamoratosi del bellissimo spartano, avesse deciso di fargli conoscere tutte le discipline di cui egli era protettore. Perciò Apollo aveva insegnato a Giacinto l’arte della divinazione, a tirare con l’arco, l’arte ginnica, ed inoltre la musica, ossia a suonare la lira. Sembra, in realtà, che Filostrato abbia ripreso una leggenda orale diffusasi molto tempo prima in Grecia, visto che si conservano antiche testimonianze artistiche, come ad esempio dei vasi attici dell’inizio del V sec. a.C. che raffigurano Giacinto con la lira, e con altri attributi che egli condivideva con Apollo ad evidenziare il forte legame fra i due. Quindi in quest’opera si riscontra un’iconografia assai particolare poiché non viene raffigurato, come nella maggior parte dei dipinti realizzati fra Sei e Settecento che hanno per soggetto il mito di Giacinto, il momento della morte del giovane colpito per sbaglio dal disco lanciato dal dio, bensì un momento di intimità fra i due protagonisti, ignari della drammatica conclusione della vicenda.  

Elisa Saviani