15: Giacinto e Apollo

Titolo dell'opera: Apollo e Giacinto

Autore: Pietro da Cortona (Ciro Ferri)

Datazione: Tra 1645-1647 Pietro da Cortona inizia la decorazione della Sala di Apollo, terminata nel 1659-1661 da Ciro Ferri.

Collocazione: Firenze, Palazzo Pitti (Sala di Apollo).

Committenza: Granduca Cosimo I Medici

Tipologia: medaglione in stucco

Tecnica: altorilievo

Soggetto principale: Giacinto e Apollo

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Giacinto

Attributi: nudità, arco e faretra (Apollo); abbigliamento da cacciatore, lancia, fiore del giacinto (Giacinto) 

Contesto: bosco

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Campbell M., Pietro da Cortona at the Pitti Palace, Princeton 1977, pp. 108-109; Davidson Reid J., Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 582

Annotazioni redazionali: Al cento della volta della sala di Apollo, in Palazzo Pitti, è affrescato il dio stesso con accanto Ercole, che sostiene il globo con lo zodiaco, di fronte la Fama, che presenta il Principe, e attorno alla cornice circolare otto muse, disposte a coppie. Su tale cornice circolare vennero applicati dal Cortona quattro medaglioni in stucco, circondati da elaborati da cartigli, con all’interno scene ad altorilievo raffiguranti episodi della vita di Apollo, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio: uno di questi raffigura, appunto, il mito di Giacinto. Nelle Metamorfosi (X, 162-219)Ovidio racconta che il giovane venne colpito accidentalmente dal disco lanciato da Apollo e morì: il dio, infatti, era solito condividere questa passione con il bellissimo Giacinto, di cui si era innamorato e per il quale trascurava tutte le altre occupazioni. Nello stucco, tuttavia, non si rintraccia nessun il disco: Apollo è in piedi, nudo, con l’arco in mano, e si volge a destra verso Giacinto, disteso a terra, il quale non è nudo, come ci si aspetterebbe giacché la fonte narra di come i due, prima di iniziare ad allenarsi, si fossero spogliati, ed inoltre tiene una specie di lancia nella mano, di cui Ovidio non parla. Si riconosce nel giovane in questione Giacinto, poiché dal sangue fuoriuscito dalla sua ferita, per volontà di Apollo, è sbocciato un fiore, che, come si narra nelle Metamorfosi, prenderà il suo nome e ne conserverà memoria in eterno. Indubbiamente l’artista ha qui tenuto conto delle precedenti raffigurazioni del mito nelle edizioni illustrate del testo ovidiano: infatti, anche nell’edizione illustrata dal Solis, come nell’edizione di Antwerpen del 1591 con incisioni attribuite a Hans Vredemann de Vries, Apollo è raffigurato con l’arco, la faretra, e i cani da caccia, mentre Giacinto tiene una freccia. Tali raffigurazioni si rifacevano evidentemente alla fonte ovidiana “Nec citharae nec sunt in honore sagittae:/ inmemor ipse sui non retia ferre recusat,/ non tenuisse canes, non per iuga montis iniqui/ ire comes, longaque alit adsuetudine flamma.(“Dimentico di se stesso, non disdegnava di trasportare le reti, di andare con i cani al guinzaglio, di accompagnarti per le balze di un’impervia montagna, alimentando col prolungarsi della consuetudine la fiamma d’amore.”). In entrambe le illustrazioni, infatti, Apollo porta i cani al guinzaglio, poiché appunto era solito accompagnare Giacinto a caccia, e addirittura nelle Immagini di Filostrato il Giovane si ricordava che aveva egli stesso insegnato a Giacinto a tirare con l’arco. Tuttavia, tutte le fonti antiche concordano nel mettere la morte di Giacinto in collegamento con l’episodio del lancio del disco, disco di cui, però, nell’opera del Cortona, come nelle altre illustrazioni dalle Metamorfosi considerate, non vi è traccia, mentre, al contrario, la morte del giovane sembra qui in relazione con la caccia. Nello stucco Giacinto è accasciato a terra privo di forze, tuttavia, non compare il disco accanto a lui e non vi sono tracce che lascino pensare ad una gara di lancio del disco tragicamente conclusa, piuttosto si può pensare ad una battuta di caccia, e comunque in ogni caso non vi possono essere dubbi sull’identificazione del personaggio a terra con Giacinto, poiché compare accanto a lui l’attributo del fiore, il giacinto appunto, che dovrà ricordarlo in eterno.  

Elisa Saviani