
Titolo dell'opera: La morte di Giacinto
Autore: Pieter Paul Rubens
Datazione: 1636-1638
Collocazione: Madrid, Prado
Committenza: Cardinal infante Ferdinando d’Absburgo, fratello di Filippo IV, re di Spagna
Tipologia: schizzo
Tecnica: olio su tavola (14 x 14 cm)
Soggetto principale: Giacinto e Apollo
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Giacinto
Attributi: corona di alloro (Apollo); disco (Giacinto)
Contesto: campestre
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Pigler A., Barokthemen, Budapest 1956, II, p. 30; Alpers S., The decoration of the Torre de la Parada, Bruxelles 1971, p. 223; Held J.S., The oil sketches of Peter Paul Rubens. A critical catalogue, Princeton, 1980, I, p. 282; Jaffè M., Rubens, Milano 1989, p. 359; Davidson Reid J., Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 582
Annotazioni redazionali: Fra il novembre e il dicembre 1636 il Cardinal infante Ferdinando d’Absburgo, fratello del re Filippo IV di Spagna, commissionò a Rubens la decorazione della Torre della Parada, un casino di caccia sulla cima di una collina della grande distesa di terreno che circondava il Palazzo del Pardo. Sopravvivono cinquantanove schizzi e dipinti mitologici degli originari sessantatre soggetti commissionati a Rubens: così, mentre la tela con la Morte di Giacinto (96x95), eseguita da Jan Cossiers, si trova oggi nel Palazzo Reale di Madrid, rimane, ad opera di Rubens, questo schizzo preparatorio ad olio, modello per la tela. Lo schizzo raffigura Apollo, con la corona di alloro, chinato sul giovane Giacinto, con il disco accanto. Un’espressione di terrore è sul viso di Giacinto, mentre il dio amorevolmente tocca la sua ferita, come per bloccare la fuoriuscita di sangue, anche se sembra comunque consapevole dell’imminente fine del giovane: il suo sguardo è triste, e non compare ancora il fiore del riscatto. Rubens ha realizzato un’immagine di forte impatto emotivo, con i protagonisti in primo piano e il corpo di Giacinto morente in forte scorcio, lasciando solo un piccolo angolo in alto a destra per il paesaggio. Si tratta di una composizione originale, che si allontana dall’iconografia del mito allora ampiamente codificata nelle edizioni illustrate delle Metamorfosi di Ovidio, testo che comunque dovette costituire per Rubens la fonte di riferimento per l’episodio. Anche in tali edizioni Apollo sosteneva per le spalle Giacinto a terra privo di forze, ma dietro di loro erano dei cani, quei cani che il dio aveva portato al guinzaglio per l’amato durante la caccia, perciò la causa della sua morte sembrava andasse necessariamente ricercata in tale momento, mentre nel disegno è evidentemente il disco lanciato da Apollo ad aver causato la sua morte del giovane. Per quanto riguarda la figura di Giacinto da un punto di vista stilistico, invece, sembra che Rubens si sia rifatto ad un disegno di Michelangelo, il Tityus, conservato alla Royal Library di Windsor: in tal modo egli ebbe la possibilità di collocare il torso quasi parallelo al piano del dipinto, e, alterando lievemente la posizione delle braccia, riuscì a raggiungere il suo scopo, diverso da quello di Michelangelo, ossia persuadere l’osservatore che il corpo di Giacinto fosse contorto dal dolore e non dallo sforzo.
Elisa Saviani