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Nicolò degli Agostini, Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar, Venezia 1522 (I ed.), X, ff. 123v-124r

De Iacinto

 

Cosi anchor fece Apol del bel Iacinto

il qual fu tanto vago, e gratioso

che detto dio di lui fu d’amor vinto

e semper lo segui senza riposo

e tanto erro nel cielo laberinto

che le saette, e l’arco suo famoso

havea scordate, e la sonante cethra

c’haria spezzato ogni dur cor di pietra.

 

Avenne un giorno che sendo in un loco

ambi spogliati per voler giocare

ad un lor a quei tempi usato gioco

che de la palla si solea chiamare

e per sciagura gli tocco non poco

la grave palla il volto nel balzare

del giovinetto che senza dar crollo

morto resto nel grembo al divo Apollo.

 

Allhor comincio a far un gran lamento

Apollo sopra il corpo in terra morto

gridando io fui cagion del tuo tormento

e ingiustamente questa infamia porto

tal che ancor io morir sarei contento

ma questo e il doppio mio gran disconforto

e dolor che mi strugge fin a losso

che per esser un deo morir non posso.

 

E se per morte non posso esser teco

per la ragion ch’io so ben ch’intesa hai

tu giorno, e notte, in ver semper con meco

senza dubbio nessun so che serai

e se per l’avenir muto, ne cieco

non sero, faro si che m’udirai

cantar de la tua morte, e de la vita

fatta fra noi si presto ahime finita.

 

E per piu segno del mio gran dolore

accio sia manifesto a tutto il mondo

il mio sinciero a te portato amore

che mai nascosi, & hor non lo nascondo

in questo di ti vo cangiar in fiore

che porti il vago tuo nome giocondo

& cosi fu, che apena hebbe finito

il suo parlar ch’in fior fu convertito.

 

Questo e di un color vago, e purpurino

ma per far piu palese le sue voglie

il celebrato dio, sacro, e divino

scriver volse il suo nome in le sue foglie

il quale un vocabul che in latino

dinota chi ha nel cor intese doglie

e in la citta spartana volse fare

quel di da ogniun ogni anno celebrare.

 

Allegoria de Iacinto

È che Iacinto fu uno giovane greco molto bello & di bona fama, & molto amato da Apollo cioè da gli poeti, & accadette che egli uno giorno giocando ne mori, & dice Ovidio che lui fu convertito in uno fiore cosi nominato, il quale e di purpureo colore perche Iacinto andava vestito di quello colore. & dice anchor che si converse in detto fiore rispetto alle lettere che tutti detti fiori hanno nelle loro foglie appropriate a detto nome di Iacinto.