13: Ciparisso

Titolo dell'opera: La trasformazione di Ciparisso

Autore: Domenico Zampieri, detto Domenichino

Datazione: 1616-1618 

Collocazione: frammento superiore, Apollo fra le nuvole: Frascati, villa Aldobrandini; frammento inferiore, Ciparisso e il cervo, Londra, National Gallery

Committenza: Cardinale Pietro Aldobrandini

Tipologia: dipinto murale

Tecnica: affresco (la sezione superiore è di 90 cm; la parte inferiore, oggi a Londra, è stata trasferita su una tela montata su tavola, 120 x 88,3 cm)

Soggetto principale: Ciparisso e il cervo

Soggetto secondario:

Personaggi: Ciparisso, cervo, Apollo

Attributi: arco e faretra, freccia conficcata nel ventre del cervo, fronde di cipresso sulla testa, mani terminanti in rametti di cipresso (Ciparisso); lira (Apollo)

Contesto: campagna

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.nationalgallery.org.uk/cgi-bin/WebObjects.dll/CollectionPublisher.woa/wa/work?workNumber=NG6286

Bibliografia: L’ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio, catalogo della mostra a cura di Arcangeli F. et al., 8 settembre - 11 novembre 1962, Bologna, Palazzo, Ediz. Alfa, Bologna 1962, pp. 72-82; Borea E., Due momenti del Domenichino paesista. Le “Mitologie” di Palazzo Farnese e della Villa Aldobrandini, in “Paragone”, 1963, pp. 22-23; SalernoL., A Domenichino series at the National Gallery: the frescoes from the Villa Aldobrandini, in "The Burlington Magazine", CV, Maggio 1963, pp. 194-204;Spear R.E., Domenichino, Yale University Press, New Haven – Londra 1982, vol. 1, pp. 195-197, 200; Domenichino. 1581-1641, a cura di Strinati C. e Tantillo A., Electa, Milano 1996; Coliva A., Domenichino, in allegato a “Art e Dossier”, n. 118, dicembre 1996.

Annotazioni redazionali: l’affresco in origine decorava la cosiddetta Sala di Apollo nella Villa Aldobrandini a Frascati, la cui costruzione fu voluta dal nipote di papa Clemente VIII, il cardinale Pietro Aldobrandini. Lo schema generale della stanza, oggi ricostruibile solo grazie ad alcuni disegni, in origine ricordava quello della Loggia di Raffaello alla Farnesina. Il programma iconografico, che comprendeva 10 riquadri con episodi della vita di Apollo (Lo scorticamento di Marsia, Apollo e Pitone, Apollo che uccide due Ciclopi, Il Giudizio di Mida, Apollo e Dafne – Cfr. scheda opera relativa , La trasformazione di Ciparisso, Apollo protegge la testa di Orfeo, Apollo e Nettuno con Laomedone, Mercurio ruba le greggi di Admeto - Cfr. scheda opera relativa, Apollo uccide Coronide), fu ideato da Monsignor Agucchi, per cui l’artista aveva già lavorato (Ritratto del Cardinal Agucchi, 1605, Firenze, Uffizi). Il complesso programma decorativo e iconografico intendeva celebrare il committente come patrono delle arti; Levey sottolinea il fatto che venga data molta enfasi al ruolo di Apollo come portatore di morte piuttosto che come patrono della arti. Per l’esecuzione del ciclo Domenichino si avvalse di alcuni collaboratori, come ad esempio Alessandro Fortuna e Giovanni Battista Viola, specializzato nel genere del paesaggio, che proprio in questo ciclo inizia ad acquisire un ruolo di primissimo piano. Si tratta di una raffigurazione originale, giacché si sviluppa in verticale, probabilmente per ragioni di spazio, giacché l’affresco doveva ricoprire la zona angolare dell’ala destra del padiglione. In basso, in primo piano, si riconosce un giovane disperato, con braccia sollevate al cielo, che si china verso un cervo trafitto da una freccia, disteso sul terreno. Il giovane, nello stesso tempo, si sta trasformando in un albero, mentre Apollo dal cielo osserva la scena. La presenza del cervo colpito a morte dalla freccia scagliata, probabilmente, dallo stesso giovane che si dispera, che, infatti, ha un arco ai suoi piedi, e la conseguente trasformazione dello stesso giovane in albero, assieme alla raffigurazione di Apollo in cielo, che rivolge al giovane cacciatore uno sguardo di compassione, sono tutti elementi che permettevano di riconoscere nell’affresco il mito di Ciparisso dell’isola di Ceo amato da Apollo (Ovidio, Metamorfosi, X, 106-142). Il pittore ha scelto qui di concentrarsi sulla scena conclusiva del mito ovidiano: infatti, non si ha una raffigurazione per momenti successivi, dove gli stessi personaggi compaiono più volte all’interno di uno stesso contesto, come avveniva in molte illustrazioni presenti nelle edizioni volgari delle Metamorfosi, pubblicate fra Quattro e Cinquecento. In basso Ciparisso è rappresentato nel momento in cui si rende conto di aver ucciso per errore il cervo a lui caro, credendolo selvatico, e già inizia a trasformarsi in un albero di cipresso millenario, poiché ha chiesto agli dei di poter piangere in eterno la morte dell’animale. Apollo, invece, sembra osservare impotente l’evento dal cielo: egli qui non ha un ruolo attivo, o meglio non affianca il giovane, di cui è innamorato, nel momento del dolore, cercando di consolarlo, si limita ad accettare la sua metamorfosi, pronunciandosi forse solo a favore della futura valenza funebre dell’albero di cipresso. L’artista, quindi, non ci mostra in realtà la scena conclusiva, con Ciparisso ormai divenuto quasi del tutto albero, bensì fissa un momento di passaggio fra la scena dell’uccisione del cervo, in cui Ciparisso ha il classico aspetto del bel cacciatore amato da Apollo, e la scena della metamorfosi definitiva appunto, in cui Apollo solitamente affianca Ciparisso/albero per conferirgli da allora in poi valenza funebre, di conforto e pianto per tutti i defunti. Perciò, fondendo due momenti del mito, egli evidenzia qui anche la causa della metamorfosi, ossia l’antefatto.

Elisa Saviani