
Titolo dell'opera: Ciparisso in albero
Autore: Hans Vredeman de Vries (?)
Datazione: 1591 ca.
Collocazione: P. Ovidius Naso Metamorphoseon, Antwerpen 1591 (presso Joannes Moretus), p. 245
Committenza:
Tipologia: stampa
Tecnica: incisione su rame
Soggetto principale: Ciparisso e il cervo
Soggetto secondario:
Personaggi: Ciparisso, cervo, ninfa
Attributi: arco e faretra, freccia conficcata nel corpo del cervo, gambe in forma di tronco di cipresso, rami di cipresso sulla testa al posto dei capelli (Ciparisso); corona di foglie (ninfa)
Contesto: bosco, con laguna sullo sfondo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia:
Annotazioni redazionali: L’illustrazione presenta diversi momenti dell’episodio, riassunto brevemente nel testo che l’affianca (p. 244) dello sconosciuto “Luctatio grammatico”, che ha per protagonista il giovane Ciparisso dell’isola di Cea. Si tratta, perciò, di una composizione di tipo narrativo, ed, in effetti, gli stessi personaggi vi compaiono più volte all’interno di un identico contesto, il pendio di un monte che si affaccia su una laguna. Sembra che si debba leggere l’immagine dal fondo al primo piano, per poi passare di nuovo al fondo: sullo sfondo a destra si riconosce, infatti, un giovane a cavallo di un cervo, mentre in primo piano si ritrova lo stesso giovane, che ha appena ucciso un cervo, nonostante una ninfa dei boschi abbia tentato di distoglierlo. Infine, leggermente in secondo piano, sulla sinistra, il giovane cacciatore è raffigurato mentre si dispera e nello stesso tempo assume l’aspetto di un albero. Tutti questi particolari, quindi, e soprattutto l’uccisione del cervo in primo piano, permettono l’immediato riconoscimento del mito raffigurato, quello appunto di Ciparisso, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (X, 106-142). L’artista sembra risentire dell’iconografia fissata nelle edizioni volgari illustrate dell’opera ovidiana, apparse tra Quattro e Cinquecento, ed in particolare della xilografia nell’edizione del Bonsignori del 1497, e dell’illustrazione del Rusconi per le Trasformationi del Dolce. Tuttavia egli inserisce qui, in modo del tutto originale, un momento fondamentale per comprendere lo sviluppo della vicenda, quello in cui Ciparisso calva il cervo per le campagne dell’isola di Ceo. Infatti, grazie a tale raffigurazione l’osservatore viene a conoscenza dello stretto legame che unisce il giovane all’animale, e può quindi comprendere il suo dolore quando questi si rende conto di aver colpito per sbaglio proprio quel cervo che aveva tanto caro, ed inoltre può capire la conseguente sofferenza di Ciparisso e la sua volontà di compiangere per sempre il cervo morto trasformandosi in un albero, che Apollo decreta per sempre dalla valenza funebre. Il dio innamorato del giovane di Ceo, tuttavia, non compare in quest’illustrazione, giacché l’artista dovette ritenerlo un personaggio secondario, o meglio connesso per lo più all’ultima fase del mito, quella della definitiva metamorfosi di Ciparisso, che qui non venne trattata. Al contrario, nella scena raffigurata in primo piano, è stata introdotta, di nuovo in maniera originale, una figura femminile dall’aspetto di ninfa, che cerca di fermare Ciparisso prima che colpisca il cervo. Questa figura, che compariva nelle antiche pitture murali pompeiane che raffiguravano il mito, ed in seguito era stata eliminata dalle illustrazioni librarie, trova in realtà una precisa giustificazione nel testo di Luctatio che affianca l’incisione, e in quello di Ovidio stesso (Metamorfosi, X, 109-110), dove si afferma espressamente che il cervo amato da Ciparisso era sacro alle ninfe dell’isola di Geta o Cea: per questo motivo, quindi, la ninfa tenta di distogliere il giovane dall’uccisione dell’animale. L’artista, perciò, si mostra in quest’illustrazione piuttosto fedele alla fonte considerata, pur servendosi anche di precedenti composizioni raffiguranti il mito.
Elisa Saviani