10: Ciparisso

Titolo dell'opera: Cyparissus dilectus Sylvano (in maiuscolo, in cielo a sinistra)

Autore: Cornelis Cort (da Frans Floris)

Datazione: 1565 ca.

Collocazione: Vienna, Graphische Sammlung Albertina

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia (dimensioni dell’ovale 292 x 220mm)

Soggetto principale: Ciparisso e il cervo

Soggetto secondario:

Personaggi: Ciparisso, cervo

Attributi: arco e faretra, fronde di foglie sulla testa al posto dei capelli, mani e piedi terminanti in radici, freccia conficcata nel collo del cervo (Ciparisso)

Contesto: bosco

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Pigler A., Barockthemen, Budapest 1956, II, p. 58; The Illustrated Bartsch, Abaris Books, New York 1986, p. 192, fig. 168-I (163)

Annotazioni redazionali: Si tratta di una delle sei incisioni tratte dalla serie degli Dei Campestri,opera di Frans Floris: tali incisioni, realizzate dal Cort, presentano ciascuna una figura in primo piano incorniciata da un ovale. Dall’iscrizione in cielo a sinistra si deduce che Floris fece riferimento ad una tradizione differente rispetto a quella ovidiana: infatti, mentre Ovidio nelle Metamorfosi (X, vv. 106-142) afferma che Ciparisso, bellissimo giovane dell’isola di Ceo, era amato da Apollo, qui è Silvano, dio delle selve, ad essersi innamorato di Ciparisso. Tra le fonti successive ad Ovidio, che trattano dell’amore del dio Silvano per Ciparisso, vanno ricordate: dapprima l’opera di Servio (Commentarii in Vergilii Georgica, I, 20), quindi i Mythographi Vaticani I e II, che ripresero la favola così com’era stata narrata da quest’ultimo, ed ancora nel medioevo l’opera di Boccaccio (Genealogia Deorum Gentilium, XIII, cap. XVII), e nel Rinascimento quelle di Giraldi (De Dei gentium varia & Multiplex istoria, Basilea 1560, XV, p. 427) e di Conti (Mythologiae, Venezia 1567, f. 143a). In questa stessa tradizione testuale Ciparisso ha cara una cerva, e non un cervo, come in Ovidio, ma soprattutto è Silvano che involontariamente uccide l’animale, ed è lo stesso dio che acconsente poi a trasformare il giovane, sopraffatto dal dolore, in un albero di cipresso. Seppure, quindi, possiamo qui accettare il riferimento al dio Silvano come innamorato di Ciparisso al posto di Apollo, giacché nessuna delle due divinità compare nell’incisione: proprio a causa di tale assenza è difficile accettare che la cerva (se di cerva si tratta), alle spalle di Ciparisso, sia stata colpita per errore da Silvano, come riportato da questa tradizione testuale. Inoltre, non solo il dio dei boschi non compare fisicamente nella raffigurazione, né come causa della morte della cerva, né come colui che favorisce la trasformazione di Ciparisso in albero di cipresso, ma è il giovane che indossa la faretra e l’arco giace ai suoi piedi: risulta, perciò, molto più probabile che sia stato proprio Ciparisso a colpire involontariamente la cerva che giace alle sue spalle. In tal caso andrebbe comunque ipotizzato un riferimento alla fonte ovidiana: l’autore latino, infatti, racconta che proprio Ciparisso, durante una battuta di caccia, uccide il cervo a lui caro, credendolo selvatico. Solo in un secondo momento, resosi conto dell’errore commesso, e sopraffatto dal dolore, il giovane chiede agli dei di poter soffrire in eterno, e viene trasformato in un albero di cipresso. L’unico legame con la diversa tradizione testuale, che ebbe origine probabilmente con Servio, riamane quindi l’accenno dell’iscrizione al fatto che Ciparisso sia amato da Silvano, piuttosto che da Apollo, come sostiene Ovidio. Legame che potrebbe, in realtà, derivare dalla volontà di inserire il mito in una serie che aveva come protagonisti gli dei campestri, e quindi anche Silvano. Per il resto, l’artista ha ripreso qui l’iconografia del mito fissata nelle edizioni illustrate delle Metamorfosi ovidiane pubblicate nel corso del Cinquecento, ed in particolare il tipo che fonde tre momenti della vicenda: quello dell’uccisione del cervo da parte del giovane cacciatore, quello del compianto di Ciparisso ancora umano, e quello della metamorfosi di quest’ultimo in albero di cipresso. Tipo che compare già nella xilografia anonima dell’edizione dell’Agostini del 1522, e viene poi sviluppato dal Solis nell’edizione latina dello Spreng pubblicata a Francoforte nel 1563, anche se nel nostro caso l’artista ha preferito porre in risalto il momento della metamorfosi, ossia dell’inizio della trasformazione di Ciparisso in albero, probabilmente in rapporto al tema di fondo della serie, appunto la natura e gli dei campestri.

Elisa Saviani