08: Ciparisso

Titolo dell'opera: Ciparisso e il cervo

Autore: Giovanni Antonio Rusconi

Datazione: 1553

Collocazione: Le Trasformationi di M. Lodovico Dolce di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, In Venetia, appresso Gabriel Giolito dè Ferrari, 1553, p. 211

Committenza: Gabriel Giolito de’ Ferrari

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Ciparisso e il cervo

Soggetto secondario:

Personaggi: Ciparisso, cervo, Apollo

Attributi: lancia nel ventre del cervo, corpo in forma di tronco di cipresso (Ciparisso); arco e faretra (Apollo)

Contesto: bosco con città sullo sfondo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: L’illustrazione del Rusconi mostra di risentire ancora dell’incisione anonima di identico soggetto, che corredava la traduzione in volgare delle Metamorfosi ovidiane, realizzata dal Bonsignori, e stampata a Venezia nel 1497. Sullo sfondo si riconosce un cervo morente, trafitto da una lancia, mentre più avanti, sulla sinistra, vi sono due personaggi maschili che discutono, uno dei quali è caratterizzato dall’arco: questo stesso personaggio ricompare, poi, in primo piano a destra, rivolto verso il giovane con cui poco prima parlava, mutatosi in albero. La metamorfosi del giovane in un albero che sembra di cipresso, e soprattutto la presenza del cervo ferito a morte sullo sfondo, permettono di ricondurre la raffigurazione al racconto del mito Ciparisso fatto da Ovidio nelle Metamorfosi (X, 106-142), e ripreso dal Dolce nelle sue Trasformationi (XIX, p. 211). L’artista ha scelto qui di concentrarsi su due momenti precisi, anziché su tre, come accadeva nella xilografia anonima per l’edizione volgare del 1497, e comunque anch’egli ha adottato una composizione di tipo narrativo, giacché gli stessi personaggi ricompaiono due volte all’interno di uno stesso contesto, piuttosto che fissare una fase precisa come allusiva dell’intera vicenda. Il Rusconi ha raffigurato, leggermente più indietro, sulla sinistra, quello che possiamo considerare l’antefatto, in cui la presenza del cervo morente favorisce appunto l’identificazione del giovane che affianca Apollo, caratterizzato come dio della caccia: Ciparisso dell’isola di Cea, durante una battuta di caccia, ha ucciso per sbaglio un cervo delle campagne di Cartèa a lui caro. Il giovane disperato per l’azione compiuta viene consolato e rassicurato da Apollo, innamoratosi di lui. Sulla sinistra, in primo piano l’artista ha fissato l’epilogo della vicenda: Ciparisso, inconsolabile, chiede agli dei di poter piangere in eterno la morte dell’amato cervo, e viene perciò trasformato in un albero di cipresso, albero che per volontà dello stesso Apollo assume una valenza funebre, come il dio sembra sancire sollevando il braccio verso il volto ancora umano di Ciparisso. Si nota, inoltre, un’evoluzione nello stile dell’incisore, rispetto all’anonimo che illustrò il testo del Bonsignori: il Rusconi, infatti, si concentra su di una più precisa caratterizzazione dei personaggi, qui abbigliati all’antica, e su una puntuale descrizione del paesaggio, ed in particolare dell’albero in cui viene trasformato il giovane amato da Apollo, paesaggio che rivela influssi diretti dell’arte veneta.

Elisa Saviani