
Titolo dell'opera: Apollo e Ciparisso (?)
Autore: Giulio Romano
Datazione: 1539-1540 circa
Collocazione: Stoccolma, Museo Nazionale (347)
Committenza: Pietro Aretino (?)
Tipologia: disegno
Tecnica: penna e bistro su carta (288 x 229 mm)
Soggetto principale: Ciparisso e il cervo (?)
Soggetto secondario:
Personaggi: Apollo, Ciparisso (?), ninfa (?)
Attributi: viola da braccio (Apollo); arco (Ciparisso ?)
Contesto: bosco
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Hartt F., Giulio Romano, New York 1981, I, p. 252, p. 304 (n. 298);Davidson Reid J., Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York-Oxford 1993, I, p. 318.
Annotazioni redazionali: Si tratta di una raffigurazione originale del mito di Ciparisso, soprattutto rispetto alle edizioni illustrate delle Metamorfosi di Ovidio, che costituiscono la fonte principale della vicenda (X, vv. 106-142), realizzate fra Quattro e Cinquecento. L’iconografia fissata in tali edizioni mostra il giovane Ciparisso dall’aspetto umano, o in parte già trasformato in cipresso, accanto all’amato cervo, da lui ucciso per errore, in presenza o meno di Apollo. L’autore latino, infatti, racconta che il giovane dell’isola di Cea, di cui si era innamorato il dio della musica e della caccia, aveva un cervo mansueto, ornato di monili e gioielli, che egli era solito portare con sé per i campi: un giorno, durante una battuta di caccia, non avendolo riconosciuto, lo colpì con la sua lancia e lo uccise. Neppure Apollo riuscì a consolarlo della perdita dell’animale, e così gli dei trasformarono Ciparisso in albero di cipresso, affinché potesse soffrire in eterno. Nel disegno di Giulio Romano non vi è alcuna traccia del cervo e per questo motivo la sua lettura risulta difficoltosa: nella quasi totalità delle raffigurazioni conosciute del mito, infatti, è proprio la presenza del cervo ferito accanto ad un giovane afflitto, o da poco trasformato in albero, che permette d’identificare quest’ultimo con Ciparisso. In questo caso, invece, si riconosce chiaramente la figura di Apollo, seminudo, coperto in parte da un mantello, col diadema sui lunghi capelli, e soprattutto con la viola da braccio, attributo moderno del dio della musica, che aveva sostituito la classica lira. Il dio, tuttavia, ha momentaneamente deposto lo strumento, e, seduto su di una roccia, tiene sulle ginocchia un giovane, che ha un arco nella mano sinistra. Apollo sembra quasi tenere con la forza il volto del giovane, cercando di attrarlo a sé, mentre dietro di loro è una ninfa, che rivolgendo lo sguardo in avanti, mostra un’espressione addolorata. Ora, poiché il giovane tiene l’arco sollevato in posizione di tiro, ma nessuna freccia è visibile, è probabile che egli l’abbia appena scagliata. Data inoltre l’espressione di dolore della ninfa e considerato l’atteggiamento di Apollo, che cercando di baciare il giovane, sembra quasi impedirgli di rivolgere lo sguardo in avanti, è possibile che questo abbia colpito qualcosa, o meglio qualcuno, che non doveva colpire. Perciò, solo l’espressione della ninfa e l’atteggiamento di Apollo verso il fanciullo con l’arco, ci permettono di riconoscere in quest’ultimo Ciparisso, che ha appena ucciso per sbaglio in cervo a lui caro, che qui non compare. Il motivo di Apollo che cerca di consolare Ciparisso compare, in effetti, nella stessa fonte ovidiana, e viene accentuato nelle traduzioni cinquecentesche. Inoltre, alla stessa fonte ovidiana potrebbe ricollegarsi anche la figura femminile raffigurata dietro la roccia, che con espressione addolorata guarda in avanti, forse verso il cervo morto: potrebbe trattarsi di una delle ninfe delle campagne di Cartèa, nell’isola di Ceo, dove viveva Ciparisso, che esprime qui il suo dolore per la perdita del cervo a lei sacro. La presenza di tale ninfa nelle raffigurazioni del mito di Ciparisso, in effetti, è testimoniata già nelle pitture murali pompeiane, e pertanto non costituisce una novità iconografica assoluta. Tutti questi elementi, quindi, sembrano concorrere a far riconoscere nel disegno in questione una raffigurazione del mito di Ciparisso, anche se, come detto, manca il “personaggio” fondamentale, ossia il cervo, che avrebbe potuto eliminare ogni dubbio, ed evitare di confondere il giovane in questione con qualche altro amore del dio.
Elisa Saviani