02: Ciparisso

Titolo dell'opera: Ciparisso e il cervo in presenza di Apollo

Autore: Anonimo pittore pompeiano del I sec. d.C.

Datazione: 70 d.C. ca.

Collocazione: Napoli, Museo Nazionale (da Pompei, Casa di Arianna o dei Capitelli Colorati)

Committenza:

Tipologia: pittura murale

Tecnica: tempera

Soggetto principale: Ciparisso e il cervo

Soggetto secondario:

Personaggi: Ciparisso, cervo, Apollo

Attributi: due lance (Ciparisso); aureola e corona d’alloro (Apollo), lira (Apollo), ramo di alloro (Apollo), arco e faretra (Apollo), tripode (Apollo)

Contesto: in prossimità di un bosco di cipressi

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Avellino F.M., Il mito di Ciparisso, Napoli 1841, pp. 8-31;Reinach S., Repertoire des peintures grecques et romaines, Parigi 1922, p. 28; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1992, VI, 1, p. 165.

Annotazioni redazionali: Questo disegno, che riproduce la pittura pompeiana, fornisce un’ulteriore prova del fatto che sino ad ora le sole rappresentazioni antiche sicure del mito di Ciparisso, giunte sino a noi, provengono dalla città campana, e derivano per lo più dalle Metamorfosi di Ovidio (X, vv. 106-142), che può essere perciò considerata la fonte più antica del racconto. Avellino (Napoli 1841), infatti, ha notato come nei poemi omerici non vi sia alcun riferimento ad un eroe di nome Ciparisso, mentre vengono ricordate diverse città della Grecia con questo nome, derivato probabilmente dalla presenza di cipressi nelle vicinanze. Il critico, perciò, ha supposto che ad un certo punto si dovette sentire la necessità di spiegare l’origine di queste piante, e si diffuse così una tradizione orale incentrata sulla vicenda di un giovane trasformato in cipresso. Inoltre, poiché molto spesso queste città erano sacre ad Apollo, il nome di Ciparisso si dovette legare fin dall’antichità a quello del dio. Probabilmente, data la bellezza della pianta che portava il nome di Ciparisso, si formò la leggenda di un bel giovane così chiamato amato da Apollo. Ovidio, in conclusione, dovette probabilmente dare una forma definitiva a quel racconto, che si era sviluppato in Grecia. La pittura pompeiana presenta con precisione i protagonisti del mito, così come vengono descritti nelle Metamorfosi, e non si tratta di una figurazione di tipo narrativo: vengono fissati solamente gli elementi principali che permettevano all’osservatore di richiamare alla memoria la vicenda. Ciparisso è seduto al centro, con due giavellotti nella mano sinistra, che contribuiscono a caratterizzarlo come cacciatore. Ai suoi piedi è raffigurato il cervo tanto amato, che il giovane uccise per sbaglio durante una battuta di caccia, per il quale scelse il lutto eterno e venne trasformato in albero di cipresso. Il cervo, tuttavia, non è ferito e neppure morto, poiché, come detto, la sua sola presenza, accanto ad un giovane con due giavellotti, serviva a ricordare il mito in questione. Apollo, infine, caratterizzato dalla lira, dalla faretra, ed ancora dalla corona e dal ramo d’alloro, è presentato in piedi, accanto al giovane, in quanto la fonte ovidiana, riprendendo forse l’antico legame del nome Ciparisso con quello di Apollo, lo diceva di lui innamorato. Questo, tuttavia, è uno dei rari casi in cui il dio compare di persona accanto a Ciparisso, poiché di solito il suo legame con il giovane viene suggerito solo dalla presenza del tripode, suo simbolo, che qui è stato comunque inserito sulla destra. Inoltre, bisogna notare che per favorire l’identificazione del mito, sullo sfondo, dietro una specie di recinto marmoreo, davanti al quale si dispongono i protagonisti, sono stati raffigurati dei cipressi, allusione alla metamorfosi finale di Ciparisso, che in tal modo può “piangere” in eterno la morte dell’amato cervo, conferendo una valenza funebre all’albero del cipresso, come decreta Apollo stesso.  

Elisa Saviani