Nicolò degli Agostini, Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar, Venezia1522 (I ed.), X, ff. 122v-123r
De Ciparisso
Questo bel giovinetto ch’io vi dico
se nol sapesti veramente nacque
ne l’isola di Cea, e grande amico
gia fu di Apollo e molto in ver gli piacque
questo un gran cervo per molti anni antico
amando seguito per boschi, & acque,
tanto veloce, leggiadretto & bello
che un altro mai non fu simil a questo.
Havea nel fronte la bolla d’argento
a le corna dorate, & al suo collo
un ricco, e bel monil che fin al mento
gli pendea giu con piu d’un vago crollo
e per maggior vaghezza e adornamento
el damigiel che non era satollo
di ben guarnirlo gli haveva le anelle
poste in l’orecchi d’oro lucide, & belle.
E fatto si domestico l’havia
Ciparisso gentil che si l’amava
che da persona alcuna non fuggia
ma giva sempre da chi lo chiamava
e il giovinetto in ogni poggio & via
continuamente dietro sel menava,
conducendolo a i pascoli, & le fonti
con suo molto piacer per piagge, e monti.
E molte fiate per piu suo diletto
el cavalcava Ciparisso adorno
senza paura, e senza alcun sospetto
ma di settembre avenne a mezzo giorno
quando il sol ha nel cancro il suo ricetto
chel damigel cercandol d’ogn’intorno
il cervo vide sotto un arbor bello
e da la longa non conobbe quello.
Onde si misse senza altro pensare
e verso il cervo il giovane gagliardo
sbarrandosi in le braccia lascio andare
un suo molto veloce, e acuto dardo
col qual di raro soleva fallare
sempre che lo lasciava o lento, o tardo
e il suo bel cervo nel petto percosse
e lo passo come una cera fosse.
Tal che sotto quel arbor resto morto
a lo qual giunto con molto furore
quando si fu del suo bel cervo accorto
si penso di morir per il dolore.
Dicendo ahime perche si espresso torto
mi fai fortuna havendo il miser core
di me stesso ferito, e non di questo
como il fara l’effetto manifesto.
Udendo Apollo il venne a confortare
e nel conforto suo lo riprendea
che per un animal non dovea fare
l’horribil lamento chel facea
perche a lui cervi non potria mancare
e che placasse la sua doglia rea
ma nel conforto, o riprension giovava
anzi quel sempre piu si lamentava.
Al fin Giove prego che lo facesse
mentre el vivea al mondo pianger sempre
accio che suo bel cervo assai piangesse
ma Giove sol per farli mutar tempre
e che piu lamentar non si potesse
de la fortuna che tanto il distempre
in l’arbor lo cangio detto cipresso
tolendo a Ciparisso il nome istesso.
Apollo che, l’amava sommamente
lo pianse molto havendoli pietade
e a l’arbor del cipresso prestamente
concesse questa tal proprietade
chel fusse segno di ciascun dolente
per questo come fu la veritade
i suoi rami a quel tempo si ponea
diananzi a chi era in qualche doglia rea.
Allegoria di Ciparisso
La allegoria di Ciparisso è che Ciparisso fu uno giovane molto bello & in sua vita fu amato da Apollo, cioè da gli poeti per cio che fu molto gratioso & aspettavano veder di lui mirabili fatti per lo suo senno. Ma advenne che lui havea uno suo cervo il quale mandava molto adorno & ignorantemente gli fu ucciso onde vedendolo morto si puose in tanto dolore che si appicò ad uno arbore, il quale non havendo nome fu poi chiamato cipresso denominato da Ciparisso. & potriase dire perche i poeti pongano la morte di costui, & non de gli altri, cioe fu perche la morte sua resulto nome eterno a quello arbore, & perche i poeti solamente sciveno quelle cose che sono piu da notare.