Pernfc02

60-30 a.C.

DIODORO SICULO, Biblioteca storica, Libro IV, 76

Dedalo era ateniese di origine e veniva definito un Eretteide, perché era figlio di Metione, figlio di Eupalamo, figlio di Eretteo. Superava di molto tutti gli altri per doti naturali e coltivava con zelo ciò che riguardava l’arte dell’architettura e la realizzazione di statue e la lavorazione della pietra. Creò molte invenzioni sussidiarie dell’arte, e realizzò opere ammirate in tutti i luoghi della terra abitata. Nella realizzazione delle statue superò di tanto tutti gli uomini che i posteri raccontavano di lui che le statue che egli aveva realizzato assomigliavano agli esseri viventi. Esse vedevano e camminavano, e atteggiavano in generale la disposizione di tutto il corpo in modo che sembrava che l’oggetto realizzato fosse un essere vivente ed animato. Fu il primo a fornire di occhi e a fare loro le gambe separate e ancora a fare le mani tese, ed era naturale che venisse ammirato dagli uomini, perché gli artisti prima di lui realizzavano le statue con gli occhi chiusi e con le mani abbassate e attaccate ai fianchi. Ma Dedalo, pur ammirato per il suo amore per l’arte, andò in esilio dalla patria, condannato per omicidio per le seguenti ragioni. Talos, che era figlio della sorella di Dedalo, era stato educato presso Dedalo, ed era nell’età della fanciullezza. Più dotato del maestro, inventò la ruota del vasaio; si imbatté in una mandibola di serpente, e dopo avere con essa segato in due un piccolo pezzetto di legno, cercò di imitare la scabrosità dei denti. Preparata una sega di ferro, con questa segò la materia lignea che impiegava nelle sue opere e acquistò fama di aver inventato un mezzo molto utile per l’arte delle costruzioni. Così, avendo inventato anche la ruota e alcuni altri artifici, conseguì una grande fama. Dedalo divenne invidioso del fanciullo, e ritenendo che avesse superato di molto il maestro nella fama, lo uccise a tradimento. Lo seppellì, ma fu scoperto; e quando gli venne chiesto chi stesse seppellendo, rispose che stava sotterrando un serpente. Ci si potrebbe meravigliare del paradosso: proprio a causa dell’animale che aveva permesso di progettare la realizzazione della sega, avvenne che si verificasse anche la scoperta dell’omicidio. Accusato e condannato per omicidio dagli Aeropagiti, fuggì dapprima in uno dei demi dell’Attica, nel quale gli abitanti sono stati chiamati, da lui, Dedalidi.