Titolo dell’opera: Meleagro e Atalanta
Autore: Gerrit Van Honthorst
Datazione: 1632
Collocazione: Postdam, Neues Palais
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela
Soggetto principale: Meleagro dona ad Atalanta la testa del cinghiale calidonio
Soggetto secondario:
Personaggi: Meleagro, Atalanta, compagni di caccia
Attributi: testa del cinghiale calidonio (Meleagro)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://ist-socrates.berkeley.edu/~ah172/history/honthorstalalanta.htm
Bibliografia: Judson J. R.- Ekkart R. E. O., Gerit van Honthorst, 1592-1656, Daiaco Publishers, Ghent, Belgio 1999, pp. 25-30, 119-120
Annotazioni redazionali: Il dipinto rappresenta l’episodio del dono della testa del cinghiale ad Atalanta. Questo tema è stato ampiamente trattato nel corso del XVII sec., nell’Europa settentrionale, ed è diventato prima popolare nei dipinti eseguiti da Rubens e da J. Jordaens, poi il soggetto è stato introdotto in Olanda da Cornelis van Poelenburgh nel dipinto del 1628, ora ad Hampton Court. Ci sono pareri discordanti circa la sua attribuzione, in quanto fino allo studio di Parthey (1863), che l’ha posta in dubbio, si considerava senza incertezze opera di van Honthorst. Successivamente, nel 1953, Von Schneider la attribuì a Willem, confermato in questo da Braun nel 1966. Tuttavia Judson ed Ekkart ritengono che il dipinto, eseguito per la corte olandese, abbia tutte le caratteristiche delle opere di van Honthorst. Pensano anche, ma è ancora da stabilirsi con certezza, che contenga ritratti della famiglia reale. In questa tela van Honthorst dispone la scena in un ambiente cortese e raffinato. La storia di Meleagro in sé è drammatica, piena di passioni violente, ciononostante il dipinto presenta l’episodio in forma gioiosa ed idillica. La sezione centrale della scena è occupata dai personaggi determinanti. In mezzo, infatti, campeggia, di colore scuro, la testa irsuta del cinghiale calidonio che, infilata in una lancia, viene donata da Meleagro ad Atalanta. Il trofeo si trova di fronte alla giovane della quale risaltano, proprio nel contrasto con la fiera, il biancore del corpo e la delicatezza delle forme. In alto, sopra queste figure, arrivano con il volto sorridente due puttini alati, uno dei quali ha in mano una ghirlanda che sta per porre sulla testa della giovane, ad indicare l’amore che ella suscita in Meleagro. Da queste figure scaturiscono tutti i sentimenti positivi e negativi del racconto del mito. Intorno a loro si collocano i vari personaggi, in particolare a destra, Meleagro che si slancia in avanti versi Atalanta. I due giovani sembrano estraniarsi dagli altri, scambiandosi uno sguardo pieno di amore e di tenerezza. A sinistra una giovane cacciatrice, posta di fronte al muso del cinghiale, si ritrae indietro intimorita, a dimostrazione di quanto l’animale sia ancora pauroso a vedersi. Si ripropone, come in Rubens (Cfr. scheda opera 44), l’aggiunta di una seconda figure femminile nella caccia, non presente nell’iconografia classica. Tutto il suo corpo è slanciato per allontanarsi dalla fiera, e ciò è accentuato dalle pieghe dell’abito rosso in movimento. Dietro di lei due cani voltano la testa dalla parte opposta a quella del cinghiale, ancora titubanti ed impauriti, con il muso rivolto verso terra. In secondo piano sulla destra appaiono i volti degli altri cacciatori che, ancora con le lance in mano, si rivolgono incuriositi verso l’animale e osservano con occhio perplesso il dono che Meleagro sta facendo alla giovane. Infine un albero sullo sfondo indica l’ambiente boschivo.
Giulia Masone