
Titolo dell’opera: La caccia al cinghiale calidonio
Autore: Giulio Romano
Datazione: 1524-1540 (?)
Collocazione: Londra, British Museum
Committenza:
Tipologia: disegno
Tecnica:
Soggetto principale: caccia al cinghiale calidonio
Soggetto secondario:
Personaggi: Meleagro, Atalanta, cinghiale calidonio, Dioscuri, compagni di caccia
Attributi: lancia (Meleagro); arco e frecce (Atalanta)
Contesto: paesaggio boschivo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Hartt F., Giulio Romano, vol. 1, New Haven, Yale University press, 1958, pp. 224-226, 305
Annotazioni redazionali: Il disegno fa parte di un gruppo di schizzi a penna realizzati in preparazione di affreschi di carattere mitologico, ora per la maggior parte dispersi. Probabilmente Giulio Romano deve aver realizzato un ciclo relativo alle morti di antichi amanti entrati in contrasto con dee o donne mortali, come è mostrato proprio dall’esistenza della Caccia al cinghiale calidonio, di cui si è preservato uno schizzo a penna e una copia al Louvre di un presumibile modello ora perduto. La composizione è un lungo rettangolo orizzontale e si potrebbe immaginare che, giacché gli schizzi per lo più sono connessi con la caccia e sono tutti ambientati nei boschi, gli affreschi fossero intesi per una serie di decorazioni da attuare in una stanza a Marmirolo, una palazzina posta nella località boschiva di Marmirolo, in provincia di Mantova, dove i Gonzaga avevano un parco di caccia in una foresta, oggi ancora in parte esistente. La delicatezza e la precisione delle figure e degli elementi di paesaggio, la grazia dei ritmi e la levigatezza del disegno mostrano che questo schizzo preparatorio, come anche gli altri dello stesso ciclo, dovrebbe essere stato realizzato intorno al 1530, dopo la Sala di Psiche, nel Palazzo Te a Mantova, poiché sono collegati come stile con gli affreschi murali di questa sala, soprattutto per quanto riguarda le relazioni spaziali. La scena rappresenta la caccia al cinghiale calidonio, nel momento culminante in cui la fiera, già colpita dalla freccia di Atalanta, è ora fronteggiata da Meleagro che sta puntando la lancia contro il suo muso. Tutto il disegno è molto dinamico. Nella parte sinistra appaiono solo le figure dei due personaggi principali, che sono in tal modo maggiormente evidenziati. Ambedue sono slanciati in avanti, con i piedi ben piantati per terra. La giovane ha appena scagliato la freccia e tiene in mano l’arco ancora teso, è vestita solo con una gonna ampia, svolazzante per lo slancio. Alle sue spalle, un albero è inclinato nella sua stessa direzione, ad accentuarne il gesto. Davanti a lei Meleagro è raffigurato secondo l’iconografia tradizionale, con la testa ricciuta, la clamide intorno al corpo e la lancia tenuta orizzontalmente con le mani. Nel resto del dipinto ci sono numerosi personaggi, tutti posti intorno alla figura centrale del cinghiale. Sotto la fiera c’è un cacciatore morto mentre vari cani cercano di attaccarla per ferirla, senza risultato. Più a destra stanno arrivando, con un galoppo irruento, due personaggi a cavallo, i Dioscuri, che entrano velocemente nella scena con le spade sguainate, preceduti da due cani slanciati nella corsa. Più a destra un altro personaggio, probabilmente ferito, si sostiene ad un albero e non interviene direttamente. In alto, sopra questa scena cruenta, appare tra le nuvole Eros ad indicare il sentimento che lega i due personaggi principali. La sua presenza ingentilisce questo episodio ed indirizza lo sguardo dello spettatore verso il paesaggio naturale. Inoltre la divinità, pur essendo rivolta verso Meleagro ed Atalanta, è posta sopra il cinghiale, quasi ad esprimere una contrapposizione fra la ferinità di questo e la grazia presente nell’amore, tema molto caro al concetto cavalleresco dell’epoca. Se poi, come detto sopra, il disegno era preparatorio per un affresco relativo alle morti di antichi amanti entrati in contrasto con dee o donne mortali, il significato dell’opera va al di là di quanto rappresentato, e sottintende anche i momenti successivi della tragica storia di Meleagro, che ha inizio proprio con l’episodio della caccia.
Giulia Masone