15: Meleagro

Titolo dell’opera: Storie di Meleagro

Autore: anonimo

Datazione: 180-200 d.C.

Collocazione: Roma, Palazzo Doria

Committenza:

Tipologia: bassorilievo su sarcofago

Tecnica:

Soggetto principale: Caccia al cinghiale calidonio (Registro inferiore)

Soggetto secondario: Discussione di Eneo (Registro inferiore); Ritorno di Meleagro, Trasporto di Meleagro, Altea brucia il tizzone (Registro superiore)

Personaggi: Discussione di Eneo: Eneo, Artemide (o Atalanta?); Caccia al cinghiale calidonio: Meleagro, Atalanta, cinghiale calidonio, Dioscuri, compagni di caccia (Registro inferiore); Ritorno di Meleagro: Meleagro; Trasporto di Meleagro: Meleagro, Eneo; Altea brucia il tizzone: Altea, Eneo (Registro superiore)

Attributi: lancia (Meleagro); arco e frecce (Atalanta) (La caccia al cinghiale); tizzone (Altea)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1992, vol. VI, 1, sub voce Meleager, p. 426

Annotazioni redazionali: Il sarcofago rappresenta la storia di Meleagro, a partire dalla discussione prima della caccia, per arrivare al suo trasporto nel sepolcro. Il registro inferiore, di maggior altezza, inizia nel momento in cui Eneo, all’estrema sinistra, mette in dubbio l’opportunità della presenza di Atalanta nel gruppo dei cacciatori. Il suo atteggiamento è regale, veste una toga panneggiata, è barbuto ed alza la mano in atteggiamento quasi ammonitore. A destra, davanti ad alcune figure appena accennate sullo sfondo, rivolte verso Eneo, legate a lui nella discussione, appare un uomo robusto, appena coperto da un chitone, che ha nella mano sinistra un’ascia doppia, mentre il braccio destro, bene in evidenza, risulta muscoloso e ben saldo. Fra le sue gambe un cane, in posizione statica, è intento a fissare la fiera. Più a destra appare una figura femminile, d’interpretazione non certa. Potrebbe essere Artemide che presiede all’inizio della caccia, o Atalanta, ma in questo caso la sua figura, ripetuta anche più avanti, farebbe parte della scena precedente. E’ più probabile però che sia esatta la prima interpretazione, in quanto il volto della donna è rivolto verso il cinghiale ed attento a quello che avviene al centro della scena, e quindi non interviene nella discussione con Eneo. Anche la lancia che ha in mano non aiuta ad identificarla in quanto fa parte degli attributi sia dell’una sia dell’altra. A destra, di fronte ad un’altra figura in secondo piano, che ha davanti un cane, si trovano i due Dioscuri. Uno è più arretrato, sullo sfondo, l’altro, vicino a Meleagro, quasi lo sollecita all’azione, appoggiando la mano destra sul suo braccio. Appare poi ancora a destra Meleagro, nudo, con il chitone, la lancia nelle mani, ben piantato sulle gambe, in posizione solida, con il volto chino verso il muso del cinghiale, pronto ad infierire un colpo mortale. Tra lui ed il cinghiale vi sono due cani, uno dei quali è pronto ad azzannare la zampa della fiera. Tra Meleagro ed il cinghiale, in secondo piano, si inserisce anche Atalanta, ben delineata nel viso attento e concentrato, con le mani pronte a colpire l’animale, i capelli raccolti dietro la nuca, la faretra dietro le spalle ed il chitone che, ondeggiando per il movimento, va ad unirsi con la clamide panneggiata di Meleagro, a simboleggiare l’agilità dei due giovani. Si arriva quindi al fulcro della scena, verso cui converge tutto il movimento degli eroi, il cinghiale calidonio, enorme, irsuto, feroce e pronto a colpire. Dietro di lui un altro gruppo di cacciatori cerca con armi diverse (pietre, lance, ecc.), di aiutare nella caccia. Chiudono la scena tre personaggi raccolti in un solo gruppo: un cacciatore caduto, probabilmente Anceo, sopra di lui un giovane visto da dietro, quasi speculare a Meleagro, ed infine un terzo che, ferito alla coscia, conclude drammaticamente la scena che, avviata a sinistra con un andamento piuttosto pacato, si è andata sempre più movimentando verso destra tanto da sviluppare una tensione sempre maggiore. Nel registro superiore di dimensioni minori, appaiono tre scene, non poste in ordine cronologico, che culminano in quella centrale che è il trasporto di Meleagro al sepolcro. Partendo da sinistra si osserva un giovane arrivare su un cocchio trainato da cavalli, mentre gli si fanno incontro altri personaggi. Il cane posto in basso, davanti alle zampe dei cavalli, allude alla caccia, e tutta la scena probabilmente, mostra Meleagro che torna dopo aver ucciso il cinghiale. Più a destra l’eroe, morto, sostenuto da quattro persone, viene trasportato al sepolcro. Il suo corpo, completamente abbandonato è caratterizzato dalla posizione del braccio che pende inerte e senza forza, mentre le gambe ripiegate poggiano sulle spalle di un uomo. Questa tipologia, legata al trasporto di Meleagro, abbandonato nella morte, è riscontrabile in molti altri sarcofagi romani in quanto il tema ben si adattava a questo tipo di monumento. Fra questi si possono  ricordare quelli  presenti a Roma a Palazzo Sciarra, Palazzo Barberini, ai Musei Capitolini, Musei Vaticani, agli Uffizi di Firenze, a Pisa, ed al museo Archeologico di Istanbul. Tutti quelli intorno a lui sono addolorati ed hanno lo sguardo rivolto verso l’eroe giacente. A destra il padre Eneo precede il gruppo con il braccio levato in gesto drammatico. E’ posto di fronte, con la gamba sinistra rivolta in avanti, che fa vedere il procedere del commiato. Verso il gruppo si stanno avvicinando dalla parte opposta due donne di cui una, Altea, disperata per quanto ha commesso, è sorretta dall’altra. La scena finale, invece, rappresenta un momento precedente, cioè quello in cui due messaggeri vanno ad informare Altea di quanto è accaduto ai suoi fratelli, uccisi da Meleagro adirato con loro per l’offesa fatta ad Atalanta. La donna ha ripreso nelle sue mani il tizzone che aveva accuratamente spento e nascosto, a seguito del vaticinio delle Moire, e si prepara a lanciarlo nel cammino. Alle sue spalle Eneo, resosi conto di quanto sta avvenendo, assume un atteggiamento disperato ed è sorretto da due giovani.

Giulia Masone